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E’ sciopero. Il ritorno congiunto di Cavalleria rusticana e Pagliacci alla Scala, attesissimo dopo trent’anni di assenza, è rinviato. La prima di dopodomani, infatti, salterà per decisione della Cgil, visto che le altre tre sigle sindacali presenti in teatro - Cisl, Uil e Fials - non aderiranno alla clamorosa agitazione. Così, ieri in serata, l’assemblea fiume dei lavoratori scaligeri iscritti alla Cgil, seguita all’ultimatum fissato dal sindacato per le 13.30 e durata ore, ha deciso di chiudere i residui spazi lasciati alla trattativa con l’azienda, imponendo il «niet».
Con un novità, sia pure irrituale. Quella di un estremo appello al sindaco di Milano, Letizia Moratti, che a questo punto diventa l’ultimo referente possibile per riprendere in mano il filo dell’ingarbugliata matassa sindacale che sta danneggiando seriamente il prestigio della Scala. «L’assemblea dei lavoratori ha deciso di confermare lo sciopero per la Prima di domenica prossima - ha dichiarato a caldo il delegato della Cgil Giancarlo Albori dopo la votazione interna -. Ciononostante restiamo pronti al confronto fino all’ultimo minuto utile, e per questo ci appelliamo direttamente al sindaco di Milano, scusandoci per la formula non convenzionale, affinchè ci si possa sedere attorno a un tavolo per ridiscutere il vitale problema delle risorse. Del resto, proprio Letizia Moratti aveva preso personalmente un impegno con le maestranze, lo scorso 21 luglio, su questo tema. Sei mesi dopo, durante i quali abbiamo sospeso ogni forma di agitazione e protesta, dobbiamo purtroppo constatare che le risposte alle nostre richieste, quando sono pervenute, sono state negative».
Diversa la posizione della Uil, espressa da Domenico Dentoni: «I problemi per la Scala ci sono e sono importanti, a cominciare dai tagli ai finanziamenti del Fus. Ma sono problemi che si stanno discutendo a livello nazionale e che riguardano tutto il mondo dello spettacolo. Non è certo a botte di scioperi che si possono risolvere, soprattutto in una situazione di crisi generale come questa. Gli spettacoli sono il nostro salvadanaio, la nostra vera fonte di reddito non soltanto in termini economici: non è rompendo il porcellino che si aggiusta la questione. Possibile che nessuno pensi agli spettatori e agli sponsor del teatro e alla figura che ci facciamo? Non è un caso che negli ultimi due giorni ci sono state decine e decine di disdette per la prima, visto anche quanto costano i biglietti...».
La conferma dello sciopero, deciso unilateralmente dalla Cgil nei giorni scorsi, dopo una serie di incontri infruttuosi con il sovrintendente Stéphane Lissner, era comunque attesa, a giudicare dall’aria che tirava ieri al Piermarini tra gli addetti a lavori, presenti in forze per la prova antigenerale.

Ma nonostante il barometro fisso sul brutto, restava comunque un barlume di speranza, appesa al filo di un ripensamento dell’ultimo minuto. Speranza che sembra essersi definitivamente spenta. E la Cgil ancora una volta sceglie di ballare mentre il Titanic affonda.

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