«San Vittore non è un carcere degno di Milano». Il sindaco fa «un piccolissimo esempio: ho appena visitato il reparto femminile dove stanno più recluse. Non esiste che una detenuta, magari incinta, condivida con altre tre uno spazio di pochissimi metri quadri e dovendo fare i suoi bisogni debba utilizzare il bagno alla turca. A Milano, nel 2022, è indegno». Beppe Sala ha fatto una breve perlustrazione ieri mattina, prima di inaugurare lo spazio «Off Campus» creato dal Politecnico all'interno del carcere, e ci ha tenuto a lanciare un aut aut: «Non mi sono mai espresso con questa chiarezza fino ad oggi ma voglio farlo. O su questo carcere si fanno investimenti importanti e si mette a norma, anche a costo, se fosse necessario, di rinunciare a un certo numero di ospiti, oppure veramente è meglio trasferirlo. Così non si può andare avanti, siamo arrivati al limite». Chiederà «al neo ministro della Giustizia Carlo Nordio di farsi carico della questione e gli offrirò tutto il supporto possibile». Le carceri «non dipendono dal sindaco» precisa, anche se sa benissimo che le giunte del centrodestra, Gabriele Albertini per primo nel 2001 e Letizia Moratti dopo, presero di petto la situazione con progetti di trasferimento del carcere dal centro alla periferia. Perchè fin da allora l'istituto penitenziario andava a pezzi ed era sovraffollato. Sala ricorda che era direttore generale della Moratti quando iniziò ad occuparsi meglio del carcere e «già allora, anzi da prima, si poneva con urgenza il tema del futuro di San Vittore, se dovesse rimanere qui o essere trasferito». Sulla seconda ipotesi la sinistra ha sempre alzato le barricate, basti pensare a quando Albertini progettava grattacieli e un parco urbano in via Filangieri e il carcere in periferia. «Quello che ho visto in tutti questi anni - sottolinea Sala, riferendosi anche ai suoi - è un posizionamento tra l'emotivo e ideologico, sul perchè si o perchè no, ma poco razionale. La mia scelta preferita è che il carcere rimanga nel centro di Milano, è una parte della nostra storia, ma che ci si investa. Altre carceri milanesi, perchè sono più nuove o hanno ospiti stabili, hanno fatto passi avanti», pensa a Opera o Bollate, «San Vittore quasi nessuno. Vediamo cosa succede: o si mette mano, si investe, si cambia, oppure è meglio trasferirlo. Non si può continuare a vivacchiare. E non oso immaginare che nel 2030 chi sia detenuto in un carcere milanese debba ancora vivere in queste condizioni». Non vuole discutere ora di cosa potrebbe sorgere al posto del carcere, «un'operazione del genere non va fatta certamente per interessi che possono sorgere», anche se ovviamente uno spazio così strategico farebbe gola. Il Garante dei detenuti del Comune Francesco Maisto sottolinea che il problema di San Vittore «è la struttura. Attualmente ci sono 900 detenuti con due reparti chiusi ma dovrebbero essere almeno la metà. E ci sono problemi logistici come i bagni alla turca. Quindici giorni fa c'erano cinque donne incinte, immaginate cosa è successo. Bisognerebbe creare una situazione di sfollamento parziale di mese in mese per ristrutturare almeno le celle non a norma».
La sinistra (ancora una volta) difende il simbolo. «Il carcere deve essere uno strumento di espiazione della pena ma nello stesso tempo di rieducazione del detenuto alla vita civile - premette il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi -. San Vittore è stato negli ultimi 40 anni un modello europeo proprio perchè si torva nel centro di Milano, crocevia di associazioni di volontari e istituzioni che se ne occupano. Bene intervenire ma senza spostare il carcere». Il Pd Alessandro Giungi concorda «con Sala che sovraffollamento e bagni siano indecorosi, da anni in Commissione Sottocarceri chiedo una manutenzione straordinaria, ma sono contrario alla chiusura di San Vittore, che è un importantissimo simbolo della condizione carceraria italiana e che anche per la sua posizione centrale "costringe" tutti a interrogarsi su cosa succede dietro quelle mura». Il capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico ricorda invece che il trasloco «è una proposta che da anni riproponiamo anche con emendamenti e Odg. San Vittore ha bisogno di importanti interventi strutturali.
Ci sono tante aree alle porte di Milano che possono ospitare una nuova casa circondariale e l'edificio può essere rifunzionalizzato con spazi per la città, preservando la memoria architettonica di pregio». Per Stefano Bolognini (Lega) è «curioso che Sala si svegli dopo anni e veda i problemi solo oggi, ma sono certo che il governo saprà dare risposte tempestive e concrete»
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