Area B innesca un match a distanza tra il sindaco Beppe Sala e il governatore Attilio Fontana mentre si apre almeno qualche spiraglio di modifica a favore dei pendolari dopo che alle proteste del centrodestra si sono uniti nelle ultime settimane anche dei sindaci Pd. Ieri mattina la discussione è approdata in Consiglio metropolitano, all'ordine del giorno c'era la mozione urgente depositata da Fi, Lega e Fdi prima che scattassero i nuovi divieti dal primo ottobre. «Sala sospenda la misura fino al perdurare della situazione economica sfavorevole, si metta una mano sul cuore e risponda alle difficoltà concrete che ci sono state poste da tanti cittadini che in questo momento non possono cambiare auto» sintetizza la capogruppo Fi Vera Cocucci. «Area B non risolve ma sposta il problema inquinamento sui nostri territori e non è stata condivisa neanche con i Comuni che hanno fermate della metropolitana e diventano dei parcheggi per i pendolari. E non siamo soci di Atm, non possiamo applicare ai residenti gli sconti su abbonamenti per studenti o anziani come fa il Comune di Milano» incalza il sindaco leghista di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano. A Sala che ricorda ai colleghi che i divieti sono stati decisi nel 2018 il sindaco Pino Pozzoli ribatte che «forse non si è accorto che il mondo da allora è cambiato». La mozione del centrodestra è stata bocciato sul filo (13 a 10) e con il voto contrario anche di Sala. E per togliere dall'imbarazzo i sindaci dem «ribelli» il Pd ha presentato un'altra mozione, che il centrodestra è disponibile a integrare anche se non ha accolto (come fece Sala) il carattere d'urgenza, quindi se ne discuterà alla prossima seduta tra due-tre settimane. Sala anticipa che si asterrà «per serietà» (anche se ha bocciato invece il testo dell'opposizione) ma «alcune richieste le condivido e ci stiamo già lavorando», come «il rinnovo della deroga, ad oggi scaduta, per i cittadini che hanno già prenotato un'auto non inquinante» in modo da poter presentare le domande fino a fine anno e avere l'esenzione fino a ottobre 2023 e «qualche forma di scontistica sui mezzi e sui parcheggi di interscambio». La mozione, sintetizza il Pd Bruno Ceccarelli, chiede anche di estendere la deroga per l'acquisto a tutti i residenti del territorio metropolitano (oggi vale solo per i milanesi), di lasciare libero accesso a chi si dirige e sosta nei parcheggi di interscambio per almeno 4 ore o con abbonamento (14 sono dentro la ztl e a poca distanza dai varchi, un pasticcio del Comune), di incentivare gli operatori ad estendere lo sharing fuori Milano, a sostenere sconti per i mezzi a titolari di Euro 5, valutando l'inserimento di soglie Isee e un sistema di possibile attenuazione di Area B per i cittadini con Isee basso, attraverso un numero maggiore di ingressi in deroga (oggi 50), una revisione del sistema Move In (che non conteggi orari notturni e weekend quando le telecamere sono spente) o l'aumento dei massimali di km percorribili. «Valuteremo le opzioni più efficaci per i cittadini e più indolori per l'ambiente» precisa Sala. Ma anche la mozione rileva la «necessità di un maggiore e più continuativo coinvolgimento dei Comuni su misure di compensazione per o cittadini e lavoratori più in difficoltà» e invita Sala a intervenire sulle «difficoltà che stanno emergendo». Il capogruppo della Lega Samuele Piscina, Cocucci (Fi) e Pozzoli (FdI) fanno presente che le richieste Pd, «rinviate ai prossimi consigli per approfondimenti, rispecchiano quasi totalmente ciò che a più riprese era stato chiesto dal centrodestra. Salta all'occhio la spaccatura evidente nella maggioranza, bocciano di fatto la scelta di Sala».
E il sindaco prova a fare scaricabarile su Regione: chiede che al tavolo coi sindaci dell'hinterland ci sia anche Fontana e «non si parli solo di Area B ma degli investimenti sui trasporti locali che da parte di Regione sono mancati, anche la partnership tra Rfi e Trendord non ha dato i risultati previsti». Fontana ribatte: «Non so a cosa alluda Sala. Ricordo che Regione ha investito oltre 1,7 miliardi per acquistare treni e ogni anno versa 410 milioni di fondi propri sul Tpl, e oltre 200 di questi vanno a Milano».
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