Arpa, metrò e ospedali: ecco i manager pubblici avvicinati dalla «cupola»

Sembrano due ragazzini che si scambiano le figurine, celomanca. Ma Gianstefano Frigerio e Sergio Cattozzo non discutono di album e calciatori. In ballo ci sono applati milionari. E allora «noi c'abbiamo Paris - dice Frigerio intercettato al telefono -, c'abbiamo Cetti, c'abbiamo Simini». I loro uomini, li chiamano così. Sono i ganci nelle aziende che contano. Le chiavi per vincere le gare.
Secondo gli inquirienti, è la fotografia di come la cupola degli appalti sia riuscita a penetrare nel cuore delle più imporanti società milanesi a capitale pubblico. Gli imprenditori chiedono commesse, il gruppo offre l'intermediazione giusta. Esemplare è il caso di una ditta interessata agli appalti del 2015. Viene organizzato un incontro tra il titolare dell'azienda e Angelo Paris, direttore pianificazione e acquisti di Expo spa. Ma non solo, a interessare quella ditta sono anche altri appalti. E così Frigerio - nel suo ufficio dentro al circolo «Tommaso Moro» - organizza incontri «con la finalità - sottolinea il gip Fabio Antezza nell'ordinanza di custodia cautelare - di mettere in contatto diretto» l'imprenditore «con rilevanti figure del mondo dirigenziale lombardo tra le quali Cetti, Simini, Rognoni e Paris». Oltre a quest'ultimo, dunque, la cupola degli appalti avrebbe potuto fare affidamento anche su Antonio Rognoni (ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, già arrestato il 24 marzo per turbativa d'asta), Stefano Cetti (direttore generale di Metropolitana Milanese Spa), e Bruno Simini (ex assessore, già membro del cda della Fondazione Irccs Ca' granda Policlinico e attualmente presidente di Arpa). Insomma strade, cantieri, metrò, acqua, ambiente. Un menu completo. In particolare fruigerio si raccomanda per «Cetti e Simini, che sono fondamentali». Simini, in particolare. «Devono rifare il Policlinuico nuovo, 200 milioni per appaltare due blocchi».
Sempre Frigerio, poi, si adopera per far organizzare pranzi e incontri con l'ex assessore regionale alle Infrastrutture (ora sottosegretario al Pirellone) Maurizio Del Tenno, nonostante sembri più urgente avvicinare Cetti («Del Tenno... resta sempre asessore... mentre il direttore generale decide i lavori e compagnia bella. I tempi sono i tempi»). E oggetto delle pressioni del gruppo sarebbe stato anche l'ex coordinatore regionale del Pdl ed ex assessore alla Sanità lombarda Mario Mantovani - ora vicepresidente della regionae con delega alla salute - al quale sarebbe stato chiesto di sponsorizzare l'ingresso di Paris in Infrastrutture lombarde, collocandolo sulla poltrona dell'arrestato Rognoni. Al telefono Frigerio si raccomanda: «Digli (a Primo Greganti, ndr) di muoversi anche lui. Io l'ho già fatto su Mantovani e su Berlusconi personalmente».

Ma a Mantovani, così come a Lucio Bergamaschi (il direttore generale della Sanità lombarda subentrato a Carlo Lucchina, finito anche lui nei guai con la giustizia), si sarebbe rivolto Frigerio per gli appalti legati a diverse strutture pubbliche e per tentare di condizionare le nomine in Asl e ospedali. Pressioni smentite da Mantovani.

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