È stato arrestato subito dopo la lettura della sentenza. È uscito dall'aula, e gli agenti di polizia penitenziaria gli hanno messo le manette ai polsi. Finisce così il breve periodo di libertà di Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita condannato ieri all'ergastolo con l'accusa di omicidio volontario per la morte di quattro pazienti, e che dal carcere era da poco uscito uscito dopo un lungo periodo di detenzione fin dall'arresto nel 2008 e in seguito alla condanna in primo grado a 15 anni e mezzo per lesioni e truffa nel primo filone del procedimento sulla cosiddetta «clinica degli orrori».
«C'era il concreto pericolo che fuggisse», spiegano i pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, che hanno chiesto e ottenuto dai giudici della prima Corte d'Assise la misura cautelare. Per i due pm si tratta di un successo su tutta la linea. Il tribunale, infatti, ha accolto la pesantissima richiesta di pena, sposando con tutta evidenza la ricostruzione della Procura, e ritenendo che ci fossero gli estremi per confermare un'accusa tanto grave quale l'omicidio volontario. Ma i giudici, evidentemente, si sono anche persuasi che Brega - di fronte al rischio del carcere a vita - potesse in qualche modo lasciare l'Italia. «A Milano non ci sono speranze - il commento della moglie di Brega, Barbara -, hanno deciso di condannarlo e l'hanno condannato, ma lui ha la dignità e mantiene il controllo».
Dopo sei anni, dunque, si arriva a un primo verdetto complessivo sul più grave scandalo che ha travolto la sanità convenzionata lombarda. Fino ad allora, infatti, le inchieste della magistratura avevano accertato le violazioni nelle compilazioni dei dgr, le schede di dismissione ospedaliera, con cui le cliniche ottenevano rimborsi gonfiati dalla Regione. Le truffe, insomma. E anche questo avveniva alla Santa Rita. Ma il verdetto di ieri apre un nuovo, tragico capitolo. Anche se solo provvisoriamente - mancano ancora due gradi di giudizio, e fino alla Cassazione Brega è da ritenersi un uomo innocente - la Corte d'Assise ha stabilito che l'ex primario ha varcato un confine che nessun altro, prima, aveva osato avvicinare. E cioè che lui e la sua équipe erano pronti a «mutilare» i pazienti per denaro, persino a correre il rischio ucciderli pur di mungere il sistema sanitario nazionale, gonfiare i bilanci della clinica e di conseguenza - meccanismo pericolosissimo - anche i propri.
Ora torna a Opera, Brega Massone.
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