Autonomia, il governatore Fontana rilancia E incassa già il voto di tutto il consiglio

Non soltanto le 5 di Maroni, adesso la Regione vuole tutte le 23 competenze

Maria Teresa Santaguida

Più ambizioso di Roberto Maroni non dava l'impressione di esserlo, Attilio Fontana, eppure, già in una delle prime sedute del consiglio regionale, ha scommesso al rialzo sul tema dell'autonomia. Senza nascondere di voler ampliare la piattaforma anche oltre le 5 materie fin qui siglate nel tavolo di trattativa avviato dal suo predecessore dopo il referendum di ottobre: «L'intesa sottoscritta da Maroni era un inizio. Tendenzialmente vorremmo portarle a casa tutte e 23» ha infatti affermato il governatore. E lo ha fatto ancora prima di incassare l'unanimità su un ordine del giorno importante: quello che darà all'assessore all'Autonomia e alla Cultura, Stefano Bruno Galli, le direttive su come trattare con il nuovo sottosegretario agli Affari regionali (per intendersi colui che prenderà il posto di Gianclaudio Bressa, sempre che a Roma nasca, prima o poi, un governo).

Il documento approvato dall'aula di Palazzo Pirelli riapre dunque il percorso, con due istanze principali: che «i tempi siano brevi» e che non si dimentichi l'esplicito intento di prendere tutto il prendibile. Ovvero tutte le competenze previste dalla Costituzione: rapporti Regione-Ue; commercio con l'estero e tutela di sicurezza e lavoro; istruzione e ricerca scientifica; salute, alimentazione e sport; protezione civile; trasporti, comunicazione ed energia; previdenza complementare e integrativa; casse di risparmio ed enti di credito agrario; beni culturali; organizzazione della giustizia di pace; ma soprattutto coordinamento tributario. La direttiva parte politicamente dal presupposto, forse ottimistico, che l'orientamento del prossimo esecutivo romano sarà di favore. Perché, nel governo per cui a Palazzo Lombardia si fa il tifo, il Carroccio avrà comunque un peso specifico «ingombrante». Ma, a voler leggere tra le righe, l'esito unanime della votazione è anche il riflesso della concordia che ha accompagnato questi giorni di trattative (tenutesi proprio al Pirellone, peraltro) tra il leader leghista Matteo Salvini e quello M5S Luigi di Maio. Anche nei corridoi del consiglio regionale, infatti, i primi ad annunciare che avrebbero dato parere positivo sono stati proprio i Cinque Stelle. L'inizio di una collaborazione anche per il futuro, sulla falsariga di quello che potrebbe avvenire a Palazzo Chigi? E magari in previsione di una rottura dell'asse con Forza Italia? Si sono chiesti i più maliziosi. Fontana ha risposto in modo moderato: «Per me l'importante è che votino e che dimostrino entusiasmo. Senza confondere maggioranza e opposizione, la collaborazione dei Cinque Stelle come di tutte le forze dell'opposizione, su questo aspetto e su tutti gli aspetti singoli, sarà ben accetta». Dal canto loro i grillini lombardi hanno preso le distanze, a costo di sembrare didascalici: «La nostra volontà è di rispettare alla lettera il voto del referendum. I lombardi - ha assicurato Dario Violi - hanno dato un'indicazione chiara e cioè che dobbiamo lavorare su tutte e 23 le materie. L'accordo al ribasso trovato nella scorsa legislatura è inaccettabile. Senza il coordinamento della finanza pubblica non si realizza l'autonomia».

L'ordine del giorno passa dunque in aula con 65 voti favorevoli e la sottoscrizione di tutti i gruppi consiliari. «Un passo avanti significativo rispetto alla larga maggioranza dello scorso 7 novembre» segnala il presidente del consiglio Regionale Alessandro Fermi.

Ma dall'opposizione arrivano alcune precisazioni: «Il nostro voto va ancora una volta a favore del percorso di autonomia, ma oggi di fatto torniamo indietro, ripartiamo da capo rispetto all'intesa siglata da Maroni: uno stop and go che va avanti da anni», fanno saper dal Pd con le parole del capogruppo Fabio Pizzul.

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