La bacchetta di Muti nel Duomo di Pavia: "La musica crea armonia"

Il direttore affronta la «Missa» di Paisiello Ed è subito nostalgia: «Tornerà alla Scala?»

La bacchetta di Muti nel Duomo di Pavia: "La musica crea armonia"

Musica, maestro! Quando si muove Re Riccardo le luci dei riflettori si riaccendono in automatico. O quasi. E ieri sera, in occasione di uno degli ultimi appuntamenti del «Festival di musica sacra» di Pavia, il sortilegio si è ripetuto. File all'ingresso e Duomo sold out per l'arrivo di Muti, per la sua «due giorni» del finale dedicato alla «Missa Defunctorum», requiem per soli, doppio coro e orchestra del compositore Giovanni Paisiello (stasera si replica e si chiude). La maggior parte degli spettatori sono però seduti pochi posti in piedi. Processione per l'arte, che culminerà a fine evento con una tempesta di applausi, interminabile, e grande entusiasmo tra foto e «Bravo!».

«Preghiere in musica», si mormorava nel tempio. Tra ieri e stasera vedranno il concerto in circa 2mila. Ieri non sono mancati i vip. Mescolati, mimetizzati tra il pubblico. Si individua la signora Bracco, ma si danno come presenti anche Francesco Micheli, Giulia Maria Crespi e l'assessore Del Corno. Il Festival alla seconda edizione - fanno sapere dal quartiere generale - è andato benissimo: al momento si calcola 6.500-7mila presenze. Tutti in fila per vedere lui, la star che per quasi vent'anni è stata direttore principale del teatro dei teatri, la Scala di Milano. Lasciando un segno profondo, già da prima scatenando - e ancora oggi questo continua - vere e proprie tifoserie, come nel calcio, come per la squadra del cuore. «Mutiani forever, lui è un grande», fa sapere un gruppetto di signore all'ingresso della cattedrale pavese. Manca ancora un po' per l'inizio e c'è il tempo di fare due chiacchiere, qua e là, ascoltare con discrezione. «Tornerà? Non tornerà?», è il tormentone riferito al rapporto del Maestro, 78 anni a fine luglio, e il Piermarini. Grandi e piccole azioni in passato ce ne sono state. E chissà, magari ce ne saranno ancora. Ma non stavolta. A suo tempo lo ha ammesso pure il sovrintendente Alexander Pereira, che in fondo sogna di rivedere Muti sul «suo» palcoscenico sin dal primo giorno scaligero. Intanto in quel di Pavia, ieri ore 20,40: mancano pochi minuti alla musica del concerto affidato all'Orchestra Cherubini, per l'occasione «in tandem» con il Coro della Radio Bavarese. E qualcuno ripesca scampoli delle ultimissime uscite mediatiche mutiane, con cui si è appreso che sì, il Maestro al Piermarini transiterà nel 2020, «con la Chicago Symphony Orchestra», senza opera però (da Classic Voice, maggio 2019). Nel frattempo «Lui» continua, continuerà il suo viaggio, tra presentazioni di libri - è appena uscito il suo L'infinito tra le note, ndr - e un «intenso calendario di impegni per i prossimi anni». Inutile chiedere aggiornamenti alla vigilia della sacralità musicale e dei suoi bis. Più concreto rammentare che Re Riccardo da sempre dedica «amorevoli energie alla riscoperta e promozione del grande repertorio del Settecento napoletano», del Sud, dunque Paisiello, raccontano nel quartier generale del Festival. «Quest'opera è un capolavoro assoluto - dirà Muti a fine concerto -, c'è molto da fare in tal senso, per l'educazione musicale e per far conoscere questi repertori». Poi aggiunge: «Alla vigilia delle elezioni europee è significativo che un'orchestra di ragazzi italiani si unisca a un coro tedesco, mostrando quanto la musica possa unire e creare armonia».

Infine un rammarico: «Vedo che l'Italia in qualche modo trascura la sua cultura, che è eccezionale». L'opera è tutta da sentire e raccontare. Note alla mano. Musica maestro, stasera si replica, c'è ancora il (Mito) Riccardo Muti.

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