"Bancarotta fraudolenta", agli arresti Biesuz, numero uno di Trenord

"Crac" Urban Screen, falsi contratti e soldi ai politici. Il candidato alle primarie Di Stefano fra i testimoni

Non bastava il caos dei trasporti. Ora Trenord si trova anche decapitata. Giuseppe Biesuz, amministratore delegato della società ferroviaria lombarda dimessosi ieri, è agli arresti domiciliari. Il manager è accusato di bancarotta fraudolenta per il crac della «Urban Screen» - di cui è stato a capo fino al 2008 -, società specializzata nei tabelloni pubblicitari luminosi, fallita lo scorso anno, e per la quale Biesuz era già finito nei guai con la giustizia a causa di una storia di presunte false fatturazioni. Nulla a che fare, dunque, con la gestione di Trenord. E tuttavia la notizia del suo arresto cade nel bel mezzo di una furente polemica per i disservizi nella rete dei trasporti su rotaia causati da un malfunzionamento del sistema informatico. Biesuz era atteso ieri da una conferenza stampa nella quale avrebbe dovuto rendere conto dei disagi causati ai pendolari lombardi. Ma l'incontro con i giornalisti è stato prima rinviato, poi annullato. Il manager, nell'imbarazzo generale, era appena finito in manette.
In breve, Biesuz è accusato di aver spolpato le casse della «Urban Screen» (nel cui cda sedeva anche Andrea Di Stefano, condidato della sinistra alle primarie per le regionali, sentito come testimone dal pubblico ministero) di quasi 700mila euro, attraverso meccanismi di distrazione che secondo il gip Vincenzo Tutinelli servivano per «fini personali, familiari e di carriera». Nell'ordinanza, inoltre, il giudice sottolinea le nove condanne a carico di Biesuz - anche per bancarotta e appropriazione indebita - per complessivi 2 anni e 5 mesi. Ma al manager, alla fine, è andata bene. La Procura, infatti, aveva chiesto che finisse in carcere. Il giudice, invece, ha deciso per i domiciliari.
E che fine fanno tutti quei soldi? Secondo il Nucleo provinciale della Gdf, la «Urban» sarebbe stata utilizzata come un bancomat personale, travasando denaro alla società della moglie (la «Pagaia srl») attraverso contratti di facciata, e disponendo della carta di credito aziendale. E così spuntano 10mila euro della società con cui Biesuz si sarebbe arredato casa, o 5mila per un viaggio a New York con la consorte, o ancora 60mila per noleggiare auto e autista per la famiglia. E poi ci sono i 39mila euro versati a pagamento di un fittizio contratto di collaborazione a un dirigente del Comune e già assistente personale dell'ex direttore generale Giampiero Borghini.
Ma i soldi drenati dalla «Urban» sarebbero serviti anche a mantenere buoni rapporti con la politica. Nel 2007, ad esempio, la «Urban Screen» finanzia con 4mila e 500 euro le cene elettorali di An e Forza Italia attraverso la Fondazione Punto Italia, nata nel 2001 e prima esperienza di centrodestra unitario.

Altri 15mila euro sarebbero poi andati al comitato elettorale di Marco Mariani di Forza Italia (poi diventato sindaco di Monza), e 18mila a Maurizio Cadeo, che diventerà assessore comunale competente per il rilascio delle autorizzazioni pubblicitarie.

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