Si chiama bando «per la concessione in diritto di superficie degli immobili di via Esterle 15/17 e dell'area di via Marignano per finalità religiose», si può tradurre come «bando moschee». Come ha sottolineato ieri in Commissione comunale la consigliera leghista Silvia Sardone, «anche senza la sfera di cristallo» si può scommettere che le ex docce pubbliche di via Padova diventeranno un centro di preghiera islamica e i musulmani punteranno (come nel 2014, con la gara poi sepolta da ricorsi e riforma della legge regionale) anche al terreno vicino alla stazione Mm San Donato. La giunta ha approvato le linee guida prima di Natale e la vicesindaco Anna Scavuzzo ha annunciato che l'avviso per la concessione per 30 anni dei due spazi «per finalità religiose e per la realizzazione delle attività di interesse comune» (biblioteche, ber, commercio ecc) partirà «entro febbraio».
Tra le linee di indirizzo: la «riconoscibilità dei soggetti proponenti», la loro presenza effettiva sul territorio, il numero di luoghi già esistenti per il medesimo culto. L'offerta al rialzo partirà da 480.162 euro per Esterle e da 394.972 euro per Marignano, l'aggiudicazione avverrà sulla base di un'offerta tecnica a cui verrà assegnato un punteggio massimo di 90 punti e di un'offerta economica che varrà al massimo 10 punti. «Il tema economico non dev'essere una discriminante per l'esercizio del culto. Non pregano solo quelli che hanno qualcuno che finanzia in maniera importante un luogo di culto - sostiene Scavuzzo -. Abbiamo cercato un equilibrio rispetto a quanto previsto dalla legge, perché non possiamo neanche svendere il patrimonio pubblico per promuovere attività religiose. Non possiamo essere portati davanti alla Corte dei Conti perché svendiamo il diritto di superficie di proprietà comunale» spiega Scavuzzo. Non si fa comunque l'allarme che possano vincere «associazioni finanziate da comunità all'estero inserite in black list di Paesi come la Germania per il rischio terrorismo. La discussione per noi - avverte la leghista Deborah Giovanati - non è dialogo sì o no con l'Islam, ma con chi. Servono clausole preventive».
Tra le condizioni di partecipazione c'è la dichiarazione del titolare effettivo. Un'associazione potrà partecipare a entrambi i lotti ma ne vincerà al massimo uno. Tra le condizioni di decadenza: il mancato pagamento anche solo di una rata o l'uso degli spazi attività illecite. Le due aree sono inserite nel Piano delle attrezzature religiose approvato con il Pgt, «nella prossima revisione potremo valutare di inserirne altre» anticipa Scavuzzo. Già queste scaldano la polemica, anche se il centrodestra è diviso. Il capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico è «a favore del bando, giusto dare spazi per evitare che si trovino a pregare in spazi angusti o in scantinati e se pregano nel rispetto della legge, con sermoni in italiano e imam iscritti al registro». Per il leghista Samuele Piscina via Padova «è già una polveriera, c'è già una moschea regolare e rischiamo di ghettizzare sempre più il quartiere. Il Comune intanto sgomberi dopo 6 anni lo stabile occupato dai centri sociali e lo assegni a, quartiere. E metta i sigilli alle numerose moschee abusive come quella di via Cavalcanti o di via Carissimi».
Sardone teme che la zona «diventi una Molenbeek 2», cita il quartiere della capitale belga covo di terroristi, «i fatti di Capodanno in piazza Duomo ci hanno ricordato che anche ragazzi di seconda generazione non parlano italiano e non sono integrati. Creare quartieri ghetto non aiuta».
Un residente, Sergio Chiesa, si dice «sinceramente preoccupato tra la moschea di via Padova 101, Cascina Gobba e via Esterle la preghiera del venerdì rischierà di congestionare la zona». Scavuzzo non vede come un problema la concentrazione di persone che seguono lo stesso culto su un'area e «non è un processo che guidiamo».
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