«Suonare la batteria mi dà un'energia immensa. Quando sono dietro i tamburi mi sento di nuovo un 14enne. Per questo, mi considero molto fortunato di poter suonare ancora il mio strumento preferito all'età di 68 anni. Tanti anni fa Bruce mi affibbio un soprannome, che ancora resiste: Mighty Max, e cioè Max il possente. Penso che sia un nomignolo azzeccato».
Signore e signori, Max Weinberg, da 45 anni membro in pianta stabile della E Street Band del Boss, Bruce Springsteen. Stasera si esibirà, assieme ad altri tre musicisti, per uno show ancora inedito per il nostro Paese, inserito nel cartellone della rassegna Estate Sforzesca e ospitato nella splendida cornice del Castello Sforzesco.
Di che si tratta?
«Il progetto Max Weinberg's Jukebox lo sto portando in giro dall'aprile del 2018 e da allora avrò fatto all'incirca 150 spettacoli. Una media di 7/8 show al mese. C'è un mega schermo su cui scorrono i titoli di 200 canzoni. Canzoni che amavo e amo ancora suonare o che ascoltavo per imparare a suonare la batteria quando erano un ragazzino. Il pubblico credo che conoscerà tutte le canzoni, perché sono quasi tutte hit. Ci sono i Beatles, i Rolling Stones, The Dave Clark Five, gli Hollies, Tom Petty e, ci mancherebbe se non fosse così, anche una buona selezione di canzoni di Bruce Springsteen & The E Street Band».
Come le è venuta l'idea?
«Diciamo che mi è sempre piaciuto tantissimo sedermi alla batteria con le band nei club e suonare spontaneamente canzoni che tutti conoscono, sia i musicisti sia band sia il pubblico. Ai miei tempi, imparavi la batteria ascoltando i pezzi e poi li riproducevi subito dal vivo. O almeno ci provavi. Per farla breve, questo è il mio pane. Durante il primo periodo della E Street Band, quando suonavamo nei club di Newark, quasi la metà del nostro spettacolo non era basata su repertorio originale; perciò, suonare le canzoni che passavano per radio per noi era un qualcosa di normalissimo. Durante il mio Jukebox show, il pubblico che fa? Molto semplicemente urla i propri brani preferiti e noi li accontentiamo, suonandoli-fedeli all'originale».
Che ci dice del suo rapporto con Milano, con il Boss si esibito in concerto ben otto volte a San Siro...
«A San Siro ho provato emozioni indimenticabili. Ovviamente per noi quello stadio è uno dei nostri luoghi preferiti, i fan sono sempre stati incredibili. Credo che sia stata l'ultima volta che il pubblico ha scritto a lettere cubitali Noi vi amiamo. Ricordo ancora di aver aperto uno spettacolo con Summertime Blues di Eddie Cochrane (nell'estate 2008, ndr) e l'intero stadio batteva le mani a tempo con il mio tamburo. Fantastico! Ma anche il Castello Sforzesco, dove suonerò questa volta, è un luogo davvero iconico. Beh, le vostre location sono imbattibili...».
L'Italia, lo so sappiamo, è una sua grande passione. A Cortona le hanno pure insignita della cittadinanza onoraria.
«Per tanti anni abbiamo avuto una proprietà fuori da Cortona, che abbiamo poi venduto. Ora io e mia moglie Becky ci godiamo un appartamento in paese, poco lontano dalla piazza principale. Cortona, bellissima come tutta la sua vallata circostante, è come se fosse la mia seconda casa quando sono lontano dagli States.
Ormai vi trascorriamo parecchi mesi lì e in giro per l'Italia: Milano, Firenze, Roma, Arezzo, la costa adriatica. A Cortona ho anche avuto il piacere di conoscere Jovanotti, un gentleman e un performer meraviglioso, anzi wonderful».
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