«Non aumenteremo il costo del biglietto fino a quando non verrà potenziato il servizio pubblico». Virgolettato di Paolo Matteucci. Promessa ai milanesi dellassessore provinciale ai Trasporti. Garanzia datata 15 settembre 2004, a neppure cento giorni dalla conquista di Palazzo Isimbardi, con tanto di certezza di «mezzi nuovi, meno inquinanti climatizzati e accessibili ai disabili» e, gradita sorpresa, sempre per lesercito dei pendolari «collegamenti più frequenti sia nelle linee esistenti che nelle tante nuove che vogliamo attivare».
Peccato che alle parole non siano seguiti i fatti: i buoni propositi dellamministrazione di centrosinistra guidata da Filippo Penati sono stati puntalmente (e come sempre) disattesi. Già, in pieno agosto la Provincia di Milano ha, burocraticamente parlando, «adeguato le tariffe» sulle tratte interurbane dellAtm: ritocco medio del 2,8 per cento che è, euro più euro meno, una stangata davvero niente male. Colpo di mano alla vigilia dellintroduzione del ticket che non rappresenta certo un deterrente allauto e che, spiega Atm, «è stato disposto dagli enti competenti» e, quindi, «da noi applicato».
«Decisione assunta da Penati e dai suoi boys -senza alcun preavviso né confronto democratico in consiglio provinciale - che, in un solo colpo, mettono le mani nei portafogli dei cittadini» denuncia Bruno Dapei. Accusa, quella del capogruppo provinciale di Forza Italia, sostenuta pure dai sindacati: «Le nuove tariffe Atm imposte dalla Provincia mettono in luce un sistema tariffario vecchio e iniquo» dichiara Dario Balotta, segretario lombardo Fit-Cisl.
E se Balotta già dà per scontato «il fallimento della "pollution charge" senza la realizzazione di una comunità tariffaria dei trasporti dellarea metropolitana», cè chi, Roberto Caputo, nella maggioranza di Palazzo Isimbardi suggerisce a Penati di innestare la retromarcia: «Il presidente della Provincia proponga al Consiglio provinciale ladozione di un biglietto unico che se attuato convincerà i pendolari alluso del mezzo pubblico». Consiglio che, chiosa lesponente dello Sdi, si tradurrebbe per lamministrazione provinciale «in un costo molto alto». Come dire: la Provincia dovrebbe continuare «ad accollarsi gli annuali aumenti dei costi».
Quello che, concretamente, tanto per capirci faceva lamministrazione Colli ma che, osserva Dapei, «continua a fare Palazzo Marino»: «Costi certificati dalla Regione e che la Provincia del centrodestra non scaricava sui cittadini come, adesso, fa invece Penati». Sì, sono finiti i tempi in cui lamministrazione di via Vivaio, parole dellinquilino, cercava di «alleviare le spese dei pendolari, soprattutto di coloro che percorrono le tratte più lunghe e quindi più onerose». Oggi, la Provincia preleva il 2,8 per cento in più dalle tasche dei pendolari e «gioca allo scaricabarile» sui sindaci (di sinistra) dellhinterland che arrabbiati per laumento dovrebbero, secondo le note di Palazzo Isimbardi, «prendersela col Comune di Milano».
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