Non c'è solo il carcere nell'orizzonte di Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita condannato in primo grado al'ergastolo per la morte di quattro pazienti e le lesioni patite da altre quaranta persone finite sotto il suo bisturi. L'ex medico, infatti, dovrà afforntare anche il capitolo dei risarcimenti per le vittime, così come stabillito mercoledì in via provvisionale dai giudici della prima Corte d'assise. E non si tratta di pochi soldi.
Il tribunale, infatti, ha stabilito che - in attesa di una sentenza civile che fissi l'entità dell'indennizzo - Brega Massone dovrà pagare come anticipo un totale di 595mila euro alle parti civili. In parte, l'ex primario dovrà versarli in solido con gli altri due imputati, i suoi vice Marco Pansera e Pietro Presicci, per i reati di cui risponde in concorso. Nel dispositivo letto in aula dai giudici, in particolare, si legge che il medico dovrà versare 100mila euro ai familiari di Mirella Schiavo, una paziente morta durante un intervento che per i giudici è stato eseguito solo a scopo di lucro. I risarcimenti per gli altri tre pazienti morti per i quali Brega Massone risponde di omicidio volontario aggravato sono invece già stati pagati in via stragiudiziale dalla clinica in qualità di responsabile civile, dopo aver trovato un accordo con i legali delle controparti.
I tre medici dovranno pagare inoltre provvisionali tra i 10mila e i 50mila euro ai pazienti ritenuti vittime di lesioni. Brega Massone, poi, dovrà versare a Regione e Asl 30mila euro, Presicci 20mila, Pansera 15mila. Ma non è finita. Perché anche l'Ordine dei medici riceverà un risarcimento, che per Brega Massone sarà di 50mila euro, 30mila per Presicci, e 20mila per Pansera. Infine sarà indennizzata anche Medicina Democratica, onlus ammessa dai giudici tra le parti civili del processo: da Brega Massone riceverà 15mila euro, da Presicci 10mila, e altri 5mila da Pansera.
Ieri, inoltre, sono emersi maggiori dettagli sul nuovo arresto dell'ex primario di chirurgia alla santa Rita, finito in manette subito dopo la lettura della sentenza. Una mossa, quella dei magistrati, che aveva colto di sorpresa tutti gli avvocati in causa, difensori e parti civili, che nel caos successivo alla lettura di un dispositivo lungo ben 11 pagine relativo alle sorti di 13 imputati e di numerosissime parti offese, si interrogavano su chi avesse firmato il provvedimento, se si trattasse di un fermo, di un'ordinanza di custodia cautelare o di un'esecuzione immediata della pena subito dopo il primo grado di giudizio.
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