Luca Pavanel
Si pensava di sapere tutto e di aver ascoltato e visto se non tutto, quasi, di Sylvano Bussotti, 87 anni, compositore e artista italiano, tra i fondatori del Gruppo70 ed esponente del movimento d'avanguardia internazionale Fluxus. Si pensava su di lui, maestro del Novecento italiano (in realtà figura estremamente poliedrica, è stato anche poeta, romanziere, scenografo e regista), di potersi fermare soprattutto alla musica e alle sue pittografie. Chi non ricorda il suo modo di scrivere le note, preparare le partiture, trasformare una pagina compositiva in un'opera d'arte (basti ricordare pezzi come «RARA», alcuni custoditi all'Archivio Ricordi, nella capitale lombarda). Ebbene, contrordine: ci sono ancora degli aspetti di questo personaggio degni di essere studiati. Come, per esempio, la produzione «visiva», venuta alla luce da pochissimo tempo. Già, proprio così.
A questo proposito ecco aprire oggi, alla galleria «Clivio, arte moderna-contemporanea» (Foro Buonaparte n.48 a Milano), l'esposizione «Memorie e frammenti di vita (privata)» a cura di Stefano Sbarbaro. Resa possibile anche grazie alla disponibilità e vicinanza, per quanto riguarda l'accesso a fonti e testimonianze e nella fase di studio, di Rocco Quaglia. La mostra è un mini-viaggio attraverso una quarantina di pezzi nel mondo «più creativo e intimo dell'artista-musicista - viene spiegato in galleria durante un tour in anteprima - Una produzione profondamente vera, genuina, perché personale, scaturita da un'irrefrenabile voglia di esprimersi, senza alcun fine espositivo», né tantomeno commerciale. Varcato l'ingresso si possono già vedere i pezzi esposti come a voler rappresentare lo svolgersi di temi musicali. I pannelli sui cui l'artista ha sviluppato le opere, sono ante di un armadio ma anche materiali di recupero.
Ogni pezzo un «quadro», poesia visiva. I soggetti sono i più differenti, alcuni tra provocazioni e classicità. Bussotti ha rappresentato il suo immaginario, il suo orientamento, la sua diversità senza barriere, senza auto-censure. Tutto sulle parti di quel mobile domestico che prima di venir scomposto era in casa a fare il suo «mestiere» di armadio per gli indumenti. Sylvano via via, negli anni, lo ha arricchito con le sue fantasie. Ma non interventi casuali, secondo gli specialisti azioni artistiche. In certi casi forti. Parola all'esperto. «Si tratta, almeno per quanto riguarda la produzione più intima, di collages riconducibili agli anni Sessanta e Settanta», spiega il curatore Sbarbaro. L'artista fonda sul processo di «reminiscenza il proprio immaginario poetico, celebrato con la forza evocativa dell'immagine». Col passare del tempo il desiderio di raccontarsi diventa più forte, fino a trasformarsi, nella forma del collages, in una «pratica quasi ossessiva», aggiunge lo studioso.
Dulcis in fundo un aspetto che rimette in gioco anche altro delle sue creazioni.
«Posto che la sua espressione visiva nasce prima di tutto (già a nove anni disegnava in una maniera fuori dal comune, ndr) - conclude Stefano Sbarbaro - forse anche la storia delle sue produzioni musicali si potrà, dovrà arricchire. Interpretare in un altro modo ancora».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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