Caos, abusivi e conti in rosso È il flop dei mercati rionali

La maggior parte delle licenze nelle mani di immigrati Disagi e allarme igiene. E un buco di oltre 15 milioni

Caos, abusivi e conti in rosso È il flop dei mercati rionali

A Palazzo Marino li definiscono pudicamente «critici»: sono i mercati rionali scoperti nei quali la conflittualità fra commercianti e residenti e il degrado provocato nell'area interessata ha ormai raggiunto livelli di allarme. Il fatto è che Milano ci sono cittadini che contano meno di altri, le cui proteste restano da anni inascoltate. Sono gli sfortunati milanesi due giorni alla settimana assediati da centinaia di banchi di vendita e furgoni davanti ai portoni, con l'appendice di decine di abusivi accampati sui marciapiedi a vendere merce di oscura provenienza. Sono i cittadini che vivono nelle zone soggette alla bisettimanale occupazione di almeno quattro dei 94 mercati rionali scoperti: quelli di via Benedetto Marcello, piazzale Lagosta, viale Papiniano e via Osoppo, che la stessa Amministrazione comunale definisce «critici» e «sovradimensionati rispetto al contesto urbano» e perciò causa di «conflittualità fra residenti e commercianti». Ebbene, non solo da Palazzo Marino evitano accuratamente di riportare a dimensioni normali e a condizioni igieniche e di sicurezza accettabili questi indecenti mega-suk, ma addirittura negli ultimi anni hanno lasciato che continuassero a crescere, che nelle adiacenze gli abusivi creassero situazioni di intollerabile degrado, come sui marciapiedi di via Mercadante, appendice «africana» del mercato di via Benedetto Marcello. Si potrebbe pensare che, in fondo, ai politici nostrani convenga soggiacere per ragioni «elettoralistiche» alle minacciose pressioni della corporazione degli ambulanti. Ma non è così, giacché quasi tutti i 2.665 titolari delle licenze per gestire i 10.578 banchi dei 94 mercati rionali scoperti milanesi non sono milanesi: non sono residenti a Milano e, insomma, non votano a Milano. Quindi non si tratta di una negligenza «elettoralistica» da parte dei nostri assessori; semmai, anzi, quelle situazioni «conflittuali» fanno perdere i voti dei residenti esasperati. Per di più molti titolari delle licenze ne hanno più d'una, alcuni ne «concentrano» perfino più di 12 e danno i loro banchi in gestione a immigrati (tutti regolari?) che nella maggior parte dei casi non distinguono un pomodoro San Marzano da un ciliegino di Pachino o dell'uva Italia dalla pizzutella. Un ingenuo potrebbe pensare che la situazione in fondo sia accettabile per i nostri astuti amministratori perché questi commercianti pagano salate tasse, e quindi che quei mercati rendano bene alle casse comunali. Ma non così, anzi è largamente vero il contrario: da uno studio degli stessi uffici comunali risulta che nel 2015 l'Amministrazione abbia incassato in tasse (Tarsug e Cosap) 1.481.964 euro, a fronte di costi (pulizia e smaltimento a cura dell'Amsa più impiego di personale vario) che ammontano a 16.510.643 euro. Cioè con uno profondo rosso di 15.028.679 euro. La principale scandalosa ragione di questo enorme passivo ovviamente ripianato da noi cittadini è la endemica morosità fiscale da parte di molti titolari delle licenze. L'ammontare dei mancati pagamenti di Cosap e Tarsug dal 2008 al 2012 è di ben 14,6 milioni, circa 3 milioni all'anno in media. Dunque dal punto di vista economico per il Comune i mercati rionali coperti rappresentano un'attività in pesante perdita.

Perché allora tanta cautela, tanta reticenza da parte del Comune nel mettere ordine almeno in quei mercati che la stessa Amministrazione definisce «critici» e causa di «conflittualità fra residenti e commercianti»? La spiegazione è una sola: l'azione di lobby (nel senso più deteriore del termine) che la corporazione sa esercitare; un'azione dai toni spesso minacciosi tanto fa indurre assessori e funzionari a preferire la critiche e le proteste - sempre più rassegnate e flebili - dei residenti assediati e vessati alle minacciate reazioni degli ambulanti, categoria potente e influente all'interno dell'influentissima e potentissima Confcommercio. È la legge del più forte, anzi dei prepotenti.

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