Roma con il cupolone e gli scavi archeologici, Venezia con i suoi canali e la sua luce, Milano con il Duomo e la nebbia, e poi le donne italiane che si scattano foto-ricordo davanti a faraglioni di Capri, i pescatori pronti per la mattanza del tonno, le comparse di Cinecittà: eccola, l'Italia davanti all'obbiettivo. Fin troppo facile lasciarsi sedurre dall'idea dello scatto perfetto, ma se dietro la macchina fotografica ci sono gli occhi di Henri Cartier-Bresso, Robert Capa, Steve McCurry, il Bel Paese assume contorni diversi. Mai banali, di certo.
È un viaggio per immagini, dal bianco e nero al colore, quello che Giovanna Calvenzi ha curato a Palazzo della Ragione Fotografia per la mostra «Henri Cartier-Bresson e gli altri. I Grandi fotografi e l'Italia» (da oggi e fino al 7 febbraio). È la seconda tappa dell'itinerario che intende mostrare il nostro Paese attraverso scatti d'autore: dopo «Inside Out», la mostra che nei mesi scorsi aveva esposto le opere dei maggiori fotografi italiani, ora è la volta di ascoltare che cosa hanno da dirci le immagini catturate da maestri stranieri. Ottant'anni di storia di Italia, dagli anni Trenta a oggi, sono letti attraverso la lente di trentacinque fotografi. Si comincia con un corpus consistente di opere firmate da Cartier-Bresson: il suo viaggio in Italia si apre con un autoritratto e procede alla scoperta di luoghi incantevoli (alcuni noti, come Firenze, altri più insoliti, come Livorno). La macchina fotografia fissa sulla pellicola la bellezza eterna di certi monumenti e il nitore di certi marmi: ne escono immagini di struggente bellezza che paiono stridere con l'intenso reportage di guerra di Robert Capa che girava «embedded» alle truppe americane solo dieci anni dopo, nel '43, poco prima della Liberazione.
Il Bel Paese è la «grande bellezza» ritratta con maestosa eleganza da David Seymour e i vicoli ripresi da Cuchi White. Tra gli scatti più belli, quelli di Williem Klein nel magico mondo di Cinecittà negli anni Cinquanta, con una Roma di cartapesta che pare l'ombra dell'impero che fu e l'avvincente racconto per immagini che Sebastião Salgado ha narrato nei primi anni '90, con il lavoro dei pescatori che operavano nelle tonnare della Sicilia. Helmut Newton firma un progetto - «72 ore a Roma» - che è un incanto per gli occhi: la macchina fotografica riprende, rigorosamente in notturna, la capitale. Un lavoro perfetto, forse troppo. Irene Kung preferisce sperimentare e ritrae monumenti-simbolo, come il Duomo di Milano, in atmosfere che paiono fiabesche. Milano, con i cortili nascosti, le eleganti facciate e i nuovi quartieri, è protagonista anche del lavoro documentaristico di Thomas Struth mentre Paul Strand s'innamora della provincia emiliana.
Steve McCurry è sedotto da Venezia, Joel Meyerwitz e Maggie Barret subiscono il fascino della Toscana, Marti Parr quello della costiera amalfitana e c'è anche chi, come Art Kane, nel Paese del bello immortala il brutto (le opere incompiute, ad esempio). Al termine del viaggio una granitica certezza: l'Italia è musa tutt'altro che banale per gli artisti dell'obbiettivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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