Era tra i punti programmatici del suo mandato. «La revisione della Legge 23 è indispensabile - aveva annunciato Letizia Moratti, fresca di nomina come assessore al Welfare e vicepresidente della Regione - per fare in modo che, anche il Lombardia, la medicina sia più vicina alle comunità e sia organizzata e predisposta in maniera tale da fornire certi servizi nel luogo più vicino ad ognuno». Ieri pomeriggio è stata approvata in giunta la riforma per una «rafforzata sanità territoriale» come l'ha definita il governatore Attilio Fontana. Tradotto: saranno costituite entro il 2024 216 case della comunità, 100 distretti, 64 ospedali di comunità. «I pilastri della riforma sono l'avvicinamento delle prestazioni al territorio per evitare che ci possa essere un accesso inappropriato agli ospedali» ha spiegato Fontana. In questo processo «sarà importantissima la collaborazione dei Medici di medicina generale e degli specialisti ospedalieri che offriranno una serie di prestazioni sul territorio».
Case di comunità
Le case di comunità, previste dal PNRR, sono uno dei punti cardine della riforma: si tratta dello strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici. Si tratta di un luogo fisico in cui opererà un team multidisciplinare di medici di base e pediatri di famiglia, infermieri di comunità e altri professionisti della salute come logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione. Qui avranno sede anche poliambulatori territoriali e servizi sociali. Figura chiave nella Casa della Comunità sarà l'infermiere di famiglia.
Distretti
Altro cardine del potenziamento della medicina sul territorio è la moltiplicazione dei distretti, che passano da una distribuzione di uno ogni 360mila abitanti a uno ogni 100mila abitanti. Afferiscono ai distretti le Case, le centrali operative territoriali e gli ospedali di comunità, centri per le cure a bassa intensità per degenze di breve durata. Dotati di una ventina di posti letto e a gestione infermieristica, permetteranno di ridurre gli accessi impropri agli ospedali, come ai pronto soccorso.
La moltiplicazione dei distretti permette in pratica di avvicinare i poli della cura ai cittadini. Potenziato il ruolo dei medici di medicina generale che saranno a capo dei distretti.
Privati
Cambia anche il rapporto con i privati, in nome della «libertà di scelta» che caratterizza il sistema sanitario lombardo, attraverso il modello dei «case mix» che consentirà di ridurre le liste d'attesa sulle patologie dove il pubblico è più in difficoltà.
Formazione e ricerca
Come noto in Lombardia hanno sede il 40 per cento degli IRCCS del Paese, la Regione ha intenzione di potenziare ulteriormente l'aspetto della ricerca, mettendolo in diretta connessione con il mondo delle aziende. In pratica nascerà una rete regionale della ricerca biomedica e dell'innovazione nelle scienze della vita. Un hub, coordinato dagli IRCCS che coinvolgendo gli enti di ricerca e le università favorisca iniziative per sviluppare il trasferimento tecnologico in collaborazione con le imprese. Questo «ecosistema permetterà di non disperdere le risorse e di attrarre importanti finanziamenti esteri» spiega Moratti. È in questo contesto che nascerà «entro 6 mesi - assicura la vicepresidente - il Centro per la Prevenzione ed il controllo delle malattie infettive, a Mind grazie a uno stanziamento regionale di 85 milioni di euro».
Risorse e personale
«Questa nuova organizzazione sarà possibile grazie a un'inversione di tendenza del Governo che è tornato ad investire in sanità dopo i continui tagli - spiega il governatore Fontana - iniziati con 7 miliardi nel 2012 e conclusisi con i 20 miliardi del 2019. Ora si deve far in modo che i maggiori investimenti vadano di pari passo con l'incremento delle borse specialistiche e il superamento dei numeri chiusi soprattutto per le branche più carenti».
La riforma prevede investimenti anche in risorse umane: «Abbiamo bisogno principalmente di infermieri, figure che abbiamo inserito negli ospedali e nelle case di comunità - ha spiegato Moratti, precisando che «il 30 per cento delle figure professionali
che garantiranno il funzionamento delle strutture territoriali sarà di nuova assunzione. Il ministro alla Salute Roberto Speranza ha parlato di 30mila infermieri nei prossimi tre anni prevedendo gli stanziamenti necessari».
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