La Fiera può diventare un «hub» da 7-8mila vaccinazioni al giorno. E un modello per l'intero Paese. È la previsione di Guido Bertolaso, l'ex capo della Protezione civile arruolato dalla Regione Lombardia come capo della campagna vaccinale che dovrà portare - questo l'obiettivo - a coprire quasi 7 milioni di lombardi entro la fine di giugno. È «la più grande e importante operazione di Protezione civile che si sia mai svolta in Italia» quella che ha in mente Bertolaso. E potrebbe avvalersi del centro vaccinale allestito negli spazi di FieraMilanoCity, sempre più cuore della battaglia anti-Covid lombarda. Il Padiglione di terapia intensiva aperto il 31 marzo ha svolto una funzione decisiva in particolare nel corso della seconda ondata, quando ha dato sollievo all'intero sistema ospedaliero regionale, fornendo cure di altissimo livello a centinaia di persone. «Non è un ospedale da campo», ma «una terapia intensiva moderna». Questo ha spiegato il direttore del Padiglione Nino Stocchetti, primario del Policlinico, nel corso di un incontro moderato da Nicola Porro e dedicato al futuro dell'ospedale fra «nuovi bisogni e immutato impegno».
Sono 3.500 - ha calcolato il professor Stocchetti - i pazienti che da novembre hanno avuto bisogno di un posto in terapia intensiva. Ebbene, dal 23 ottobre, giorno della sua «riapertura», il Padiglione Fiera ne ha curati 285, e 150 sono stati dimessi o trasferiti in reparti a minor intensità di cure. E il tasso di mortalità fra i pazienti della Fiera è stato inferiore alla media regionale, come ha dichiarato Ezio Belleri, direttore generale della fondazione Cà Granda.
Attualmente la Fiera ospita oltre 50 pazienti su un totale di 380 ricoverati nelle terapie intensive della Lombardia. Senza il Padiglione Fiera sarebbe stata molto più dura per gli altri ospedali. E anche grazie ad esso la Lombardia ha fatto registrare parametri compatibili con restrizioni «gialle», mantenendo un rapporto fra ricoverati in terapia intensiva e decessi che resta fra i migliori d'Italia, come dimostrano le cifre di PolisLombardia. Se non avessimo avuto la Fiera - ha spiegato Stocchetti - quei malati sarebbero stati «sistemati in qualche modo», e invece sono stati curati «in una terapia intensiva vera». «L'alternativa non era il niente» insomma - ma era l'«arrangiarsi» fra «barelle e corridoi». Invece l'ospedale c'è stato. «Non solo è stato prudente e saggio realizzarlo - ha spiegato il professore del Policlinico - ma essenziale».
Ed essenziale potrebbe essere, nell'immediato futuro, un impiego ancor più intensivo degli spazi non occupati da letti di terapia intensiva. Ecco le vaccinazioni. Le somministrazioni alle forze dell'ordine, ora, viaggiano su ritmi di mille al giorno. Il presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali ha citato la sperimentazione dei giorni scorsi in Fiera, spiegando che ha contribuito a creare un «modello di vaccinazione massiva». Al super-esperto Bertolaso il compito di declinare concretamente il tutto. «Il centro di vaccinazione di massa sarà il prototipo di quello che vederemo in tutta Italia», ha detto, evocando anche la linea tratteggiata in Parlamento dal premier Mario Draghi che ha deciso di archiviare le ipotesi «suggestive» del passato (le primule), concentrandosi «su grandi spazi e grandi centri». «Parleranno di hangar - ha detto Bertolaso - come noi stiamo immaginando e realizzando a Linate e Malpensa. E parleranno di centri congressi come stiamo pianificando al forum di Assago».
«Oggi abbiamo fatto 800 vaccini in Fiera - ha spiegato - ma con assoluta tranquillità, lavorando h 24 e senza nessun problema, possiamo farne 7-8mila al giorno. È un problema organizzativo». E all'organizzazione mancano i tasselli governativi: dosi e soprattutto risorse umane a disposizione. Incognite da risolvere a Roma.
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