Chailly ricorda Paolo VI con la messa di suo padre «Emozioni sempre vive»

L'Orchestra della Scala ha aperto con Brahms Teatro sold out: «Montini, un grande Papa»

Chailly ricorda Paolo VI con la messa di suo padre «Emozioni sempre vive»

Luca Pavanel

nostro inviato a Brescia

Rosso Piermarini, bianco Leonessa, vale a dire Milano e Brescia insieme: unite per ricordare la Canonizzazione di Paolo VI, avvenuta il 14 ottobre del 2018. Il risultato non poteva essere che così al Teatro Grande: musica, memoria e applausi per il concerto straordinario dedicato al Pontefice. Sul podio Riccardo Chailly davanti all'Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala in «trasferta». Un evento promosso dall'Istituto Paolo VI e dal 56° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo (che continuerà fino al 10 giugno), col sostegno di Ubi Banca, Fondazione Ubi Banco di Brescia, Fondazione Ubi Cab, Fondazione Banca San Paolo di Brescia, Fondazione della Comunità Bresciana e con il contributo di Comune bresciano e Regione Lombardia.

No, non poteva essere diversa la serata, con una forte partecipazione del pubblico. Spettacolo nel nome di Papa Montini da Concesio che «amava l'arte e la musica - ricordano organizzatori e spettatori -. Come dimenticare la sua Lettera agli artisti?». E ancora «un grande Papa, un ricordo sempre presente». Storie e testimonianze. Presenti il sindaco di Milano Giuseppe Sala («La messa di Chailly mi è piaciuta molto, questa purezza di esecuzione ti conquista») e Giovanni Bazoli. Ancora: il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, che ricorda l'importanza di Montini, e così fa l'ex sindaco di Milano Letizia Moratti, «ambasciatrice» di Ubi Banca: «Questo concerto ci ricorda il legame che Paolo VI aveva con la cultura». Ma a un certo punto, sul teatro, scende un rispettoso silenzio. Ecco il maestro alzare la bacchetta e dare l'attacco dell'«Allegro» al complesso scaligero, per l'incipit in alto gli archi, strumenti che affrontano la «numero Uno» del compositore Johannes Brahms. Che emozione questa «Sinfonia» amata pure da Bernstein e Barenboim, passando per Abbado. Un lavoro che si riallaccia a Beethoven, tanto da venire definito «la Decima», ideale continuazione del catalogo di Ludwig. Magico l'intervento del primo violino Francesco Manara sul finire del secondo movimento Andante sostenuto. Alla fine di questa parte il maestro ringrazia la sezione fiati. Il pubblico apprezza. Poi si presenta il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, che ricorda Papa Montini: «Un grande bresciano, uomo di rara intelligenza e sensibilità. Ha offerto al mondo un Cristianesimo amico».

Poi si cambiano parti e sui leggii c'è la «Missa Papae Pauli», attesa dagli astanti, una novità storica da parecchio inascoltata. Tanto ricordata e raccontata dallo stesso Chailly perché scritta nel 1964 da suo padre Luciano, noto compositore del Novecento. «Ricordo a Castel Gandolfo - recentemente ha spiegato il direttore musicale della Scala - quando mio padre offrì al Papa la prima copia della partitura». Parole e immagini, come a risentire «le emozioni di allora». Belli i ricordi familiari di un rapporto così speciale, all'insegna del credo e dell'arte. Parte la Messa e crea subito un'atmosfera suggestiva, a tratti imponente, è un rincorrersi di voci che intonano il «Kyrie». Curiosità: a un certo a punto al maestro cade una bacchetta nell'impeto, prontamente raccolta da un violinista.

Il pubblico del Grande afferra quella musica moderna, di un'avanguardia che si fa capire, per «parlare del nostro Papa». E arriva il gran finale. Ovazioni per chi sta sul podio, il complesso e le voci del Piermarini. Serata di bellezza e spiritualità.

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