Luca Testoni
Negli anni '70, era già successo che un cantautore unisse le forze con un gruppo rock. Negli Usa si pensi a Bob Dylan e la Band o a Jackson Browne e gli Eagles. In Italia mai. A rompere il tabù furono Fabrizio De André e la Pfm.
«In molti avevano pronosticato una mezza catastrofe, invece, come ha ammesso anche Faber più volte, la collaborazione portò bene. Gli cambiò la vita aprendogli nuove prospettive musicali», racconta Franz Di Cioccio, 73enne mai domo leader della storica band prog-rock milanese e ideatore di «Pfm canta De Andrè Anniversary», un tour di straordinario successo che fa tappa da stasera al Dal Verme per il primo di sei concerti tutti rigorosamente «sold out» spalmati lungo tutto il mese di maggio (le altre date domani, il 17, il 19, il 20 e il 30).
«Attenzione non è un revival, bensì un anniversario, e cioè una grande festa. Meglio, la celebrazione di un tour-evento che 40 anni fa ha segnato in modo indelebile, e lo dico senza falsa modestia, uno dei momenti più alti della musica italiana», spiega Di Cioccio. Per questi show - e non si escludono repliche in autunno -, oltre alla band di sette elementi, ha voluto con sé sul palco l'ex tastierista della Pfm Flavio Premoli e lo storico chitarrista di De André, Michele Ascolese.
Una festa che, grazie al passaparola, mai come questa volta può vantare una platea davvero intergenerazionale: «Al Dal Verme ritroverò i giovani di allora - quelli presenti all'unica data al Palalido del 2 gennaio 1979 (la prima, a Capodanno, saltò per un'improvvisa laringite di Faber, ndr), così come molti dei loro figli. Rispetto a quegli anni - ricordo che ai tempi c'erano fan che rinfacciavano a Fabrizio di essersi venduto per aver suonato alla Bussola di Viareggio -, la platea si è allargata. Il pubblico che incontriamo ora sembra più aperto, disponibile e davvero entusiasta. Dico di più: quando iniziano le prime note de Il pescatore si scatenano un po' tutti e su respira una gioia contagiosa».
La scaletta approntata da quella macchina da guerra rock che risponde al nome della Pfm, lo scorso anno premiata come miglior gruppo internazionale dell'anno agli Oscar del prog-rock britannico? «Eseguiremo in modo estremamente preciso tutti i brani del volume 1 dell'album live De André + Pfm in concerto 1978-79, più qualche canzone del secondo volume e una manciata di pezzi della nostra versione degli album più ermetici di Fabrizio, come La buona novella - spiega l'estroso batterista, cui spetta il compito di cantare -. Non mi sento Fabrizio, ci mancherebbe. È Di Cioccio che interpreta alla sua maniera De André. Le sue canzoni sono incredibilmente attuali. Vere e proprie poesie, di una profondità incredibile. Ogni parola è al posto giusto, tutto è praticamente perfetto. La cosa di cui sono davvero fiero resta sempre quella: aver dato alle sue poesie un'architettura e un'espressività sonora ignote a De Andrè prima della nostra collaborazione».
Per finire, una confidenza: «Regalandogli una nuova prospettiva musicale con i nostri arrangiamenti, abbiamo evitato che un gigante si ritirasse anzitempo, come era intenzionato a fare prima di quel tour di 40 anni fa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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