Con Claudel, Gaber e Brassens è la stagione del teatro di ricerca

Stasera ultima occasione per assistere a «L'annuncio» in scena al Litta Al Menotti il signor G e lo «chansonnier» a confronto in «Degni di nota»

Marta Calcagno BaldiniNon solo il Piccolo, grande teatro milanese che ogni anno propone una o più nuove produzioni. L'attenzione non va rivolta esclusivamente al primo stabile ed «ente comunale di prosa» (ovvero finanziato dallo Stato) che fu inaugurato nel 1947 da Giorgio Strehler e Paolo Grassi con l' «Albergo dei poveri» di Gorkij. A Milano i piccoli teatri sono tanti, e tutti cercano di portare in scena nuove produzioni anche grazie all'unione di più realtà indipendenti (compagnie e sale) in un progetto di volta in volta diverso. Un esempio è sotto gli occhi di tutti proprio in questi giorni, dal momento che hanno appena debuttato in città due nuovi spettacoli prodotti da due teatri cosiddetti «di ricerca», quali il Litta in corso Magenta 24 e il Menotti in via Ciro Menotti 11. Ultima possibilità stasera per gustarsi L'Annuncio a Maria, di Paul Claudel, per la regia di Paolo Bignamini, al Litta, (la compagnia da martedì sarà a Brescia al Ctb, ndr) è un lavoro assolutamente distante, come genere di spettacolo, da Degni di nota. Tra Gaber e Brassens, nuova drammaturgia al Menotti fino al 1° gennaio, scritta per mano di Alberto Patrucco e Antonio Voceri per la regia di Emilio Russo e interpretato da Patrucco e Andrea Mirò. Un non-luogo, con forti richiami medievali, con una scena che gioca su squarci di luce che intervengono nell'ombra in cui tutto il palco è avvolto per L'Annuncio, prodotto da ScenAperta Altomilanese Teatri-DeSidera Teatro&territorio, Teatro de Gli Incamminati e Compagnia Lombardi-Tiezzi e ospitato al Litta (che ha organizzato diversi appuntamenti di approfondimento su Claudel, www.teatrolitta.it). Lo spettacolo porta in primo piano il tema dell'inconcretezza, dell'insondabilità del destino: basta un bacio con la persona sbagliata, ovvero con Pietro di Crayon (Alessandro Conte), che è malato di lebbra, e Violaine (Ksenija Martinovic) la contrae. «Tutto le crolla tra le mani spiega Bignamini -, anche se la sofferenza porta alla crescita e ci permette di indagare l'insondabile». Amori non corrisposti, rapporti profondi e complessi tra sorelle (Federica D'Angelo è Mara, sorella di Violaine), madri assenti (una notevole Paola Romanò) e padri (Antonio Rosti) che partono lasciando il destino in mano a persone che appena si conoscono (Giacomo Hury interpretato da Matteo Bonanni): lo spettacolo affronta anche il tema della religione, caro a Claudel, «ci si attacca a Dio quando manca tutto il resto».Un testo completamente nuovo, ma con le musiche di Georges Brassens, Giorgio Gaber e Sandro Luporini suonate dal vivo sul palco da un'orchestra di pianoforte e tastiera, batteria, contrabbasso, invece per Degni di nota, produzione di Tieffe Teatro, compagnia che è, ora, stabilmente in scena al Menotti (www.teatromenotti.org). Lo spettacolo ci riporta ai tempi del teatro musicale mettendo a confronto, idealmente, come se tornassero in vita, Gaber e Brassens. «Ci siamo immaginati un loro ipotetico incontro oggi» dice Emilio Russo: tra il dialetto milanese di Gaber, il francese di Brassens e le incursioni nella realtà sociale e politica di oggi, lo spettacolo pare quasi un omaggio a Milano e la sua internazionalità. «In effetti questa città è un luogo privilegiato per quanto riguarda il teatro dice Russo -. A maggio, sempre qui al Menotti, produrremo un lavoro su Francesco Guccini, sempre con la Mirò.

Cerchiamo di realizzare 5 o 6 spettacoli all'anno: chi fa teatro fa comunque e sempre ricerca. La produzione di spettacoli è una conseguenza diretta e importantissima». E Milano, a detta di entrambi i registi, è un palco da cui non si deve mancare.

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