Le chiusure sono ormai insostenibili. I commercianti lo dicono esplicitamente, e non passa giorno senza una qualche forma di protesta. Ma anche il governatore, Attilio Fontana, condivide l'idea che non sia più possibile procedere con le chiusure indiscriminate, e spinge affinché il governo tenga chiuse solo quelle attività che realmente - dati alla mano - rappresentano un pericolo per l'avanzata del contagio, aprendo il resto.
La sensazione che qualcosa sia cambiato nel clima sociale è nettissima: troppi 13 mesi di emergenza, troppe le perdite e poche le certezze in mano a milioni di commercianti e pubblici esercizi. Ieri si è mossa Confesercenti, con la giornata di mobilitazione nazionale «Portiamo le imprese fuori dalla pandemia». Una petizione, iniziative locali, un manifesto: Confesercenti chiede urgentemente un «decreto imprese» con sostegni adeguati, credito immediato, vantaggi fiscali e un piano concreto «per tornare a lavorare subito e in sicurezza».
Una delegazione guidata dal presidente milanese Andrea Painini ieri ha incontrato Fontana in Regione, il sindaco Beppe Sala in Comune e il viceprefetto a Palazzo Diotti. «Auspichiamo le nostre proposte non restino inascoltate, in modo che le imprese possano ripartire - ha dichiarato Painini - In Lombardia si parla di perdite fino a 12 milioni al giorno e di oltre 4 milioni di euro al giorno nella sola città metropolitana di Milano».
«Le chiusure sono ormai insostenibili» anche per Confcommercio Lombardia. «Serve una road map per la riapertura di negozi, bar, ristoranti, mercati - dice il vicepresidente vicario Carlo Massoletti - E serve subito». Per Massoletti «le imprese del terziario lombardo non possono più sopportare chiusure indiscriminate» e «dopo un anno e due mesi non è ammissibile che l'unica strada per contenere l'emergenza sanitaria sia, ancora, solo ed esclusivamente la chiusura». «Le imprese lombarde - sintetizza Confcommercio - solo dal primo gennaio, hanno dovuto sopportare 65 giorni di fortissime restrizioni: 35 giorni di zona rossa e 30 in arancione». Un «blocco pesantissimo per 2 giorni su 3». Ma anche la zona gialla devasta i fatturati, basti pensare ai ristoranti chiusi di sera. Il conto? «Anche per difetto, non meno di 4 miliardi e mezzo bruciati dal terziario lombardo solo in questa parte del 2021». Poi c'è «il crollo verticale» del turismo: «Alberghi chiusi, fatturati crollati del 90% e seconda Pasqua in lockdown». «Il sistema, così, non regge».
Confcommercio ha proclamato da oggi anche lo stato d'agitazione dell'intera categoria degli ambulanti. Domani nei mercati di Milano gli ambulanti non alimentari, pur senza effettuare l'attività di vendita allestiranno i loro posteggi per dimostrare che i mercati all'aperto sono sicuri. «Gli operatori allestiranno i loro posteggi spiega Giacomo Errico, presidente di Apeca e Fiva Confcommercio per testimoniare con grande forza la volontà di ripartire con adeguati protocolli anti-Covid sopperendo alla mancanza di organizzazione delle amministrazioni pubbliche». «Attendere ancora tutto aprile per la ripartenza non è possibile» conclude Errico, che parla di «grande esasperazione», «dopo un anno di fatturati precipitati: di almeno il 40% nei casi migliori fino ad oltre il 90% per chi non lavora ormai da troppo tempo. Con ristori irrisori e famiglie da mantenere».
Che non sia possibile reggere così lo sa bene anche Fontana, che dopo l'incontro con Confesercenti (insieme all'assessore Guido Guidesi) ha voluto rilasciare una dichiarazione che conferma la linea «aperturista».
Dopo aver ricordato «le misure di natura economica» della Regione, Fontana e Guidesi hanno garantito a Confesercenti «un impegno costante e continuo di Regione Lombardia nei rapporti con il Governo centrale per arrivare al superamento delle attuali restrizioni con una programmazione delle riaperture degli esercizi utilizzando i protocolli decisi già tempo fa dal ministero della Salute».
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