Coronavirus, le aziende riaprono e ignorano i divieti

Molti dipendenti richiamati sul posto di lavoro. La Fiom denuncia: pochi controlli e zero multe. Chi paga sono solo i lavoratori

Coronavirus, le aziende riaprono e ignorano i divieti

Molte le ditte che non seguono i divieti in tempo di emergenza coronavirus. Tante hanno già riaperto, altre pensano di farlo nei prossimi giorni. Anche la Fiom sottolinea che i controlli sono praticamente inesistenti e le sanzioni pari a zero. Così facendo non ne usciremo più. A denunciare quanto sta accadendo è stato il Giorno.

Un dipendente ha infatti raccontato: “Sono uno dei tanti lavoratori metalmeccanici che in barba ai Dpcm emanati dal Governo è rientrato al lavoro richiamato dalla mia azienda, nonostante a tutti gli effetti non svolga nessun lavoro essenziale, come già precedentemente comunicatomi tramite documento aziendale". Roberta Turi, segretaria generale della Fiom-Cgil di Milano, rincara la dose affermando che sono decine le aziende che stanno riaprendo le loro attività. In che modo? Semplice: basta chiedere l’autorizzazione al Prefetto dichiarandosi funzionali ad assicurare la continuità della filiera delle attività essenziali indicate dal governo.

L'unico che rischia la multa è il dipendente

Il sindacato ha ribadito che “fino a quando il prefetto, a fronte di eventuali controlli, non adotta un provvedimento di sospensione dell’attività, possono continuare a lavorare. Alcune, pur avendo ricevuto il provvedimento di sospensione, sono ancora aperte. E non ci risultano sanzioni per chi viola la norma”. Insomma, chi decide di tenere aperto, violando le norme, non incorrerebbe in nessuna multa. E non finisce qui. Turi ha anche spiegato che in alcuni casi, se il dipendente viene fermato dalle forze dell’ordine mentre si sta recando sul posto di lavoro e queste accertano che la ditta per cui lavora non è essenziale, il lavoratore viene multato, mentre la sua azienda la passa liscia. E rischia che poi anche il datore di lavoro lo richiami perché non si è presentato in ditta.

Proprio per evitare questo, i sindacati hanno preparato e inviato al prefetto una lista con le aziende che sarebbero aperte nono stante l’ordinanza, senza averne il diritto, e senza le misure di sicurezza necessarie. Tremila sarebbero le richieste di riapertura esaminate dalla prefettura fino a questo momento. Di queste, solo l’1% sarebbe stata rigettata. E neanche questo 1%, secondo quanto denunciato dal sindacato, avrebbe realmente chiuso.

Tanti i controlli dei carabinieri

Il lavoratore metalmeccanico richiamato da oggi al suo posto di lavoro non si capacita di come la sua ditta, fino a quindici giorni fa dichiarata non essenziale, adesso lo sia magicamente diventata. La risposta è chiara: non lo è diventata. Ma il modo di raggirare norme e divieti lo si trova sempre. Mettendo a rischio contagio coronavirus sia i lavoratori che i loro familiari e conoscenti.

Nella giornata di ieri molte aziende sono state visitate dai carabinieri che hanno effettuato diversi controlli. I loro responsabili dovranno nei prossimi giorni presentarsi in caserma per spiegare il motivo dell’apertura. La speranza è che quelle non essenziali vengano obbligate a chiudere senza permessi particolari.

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