Le piste ciclabili frenano la ripartenza economica, commerciale e turistica della città. Soprattutto nei boulevard commerciali e nelle vie dello shopping. Solo in corso Buenos Aires, l'asse commerciale più importante della città con 350 di negozi su 1,5 chilometri inframezzati da bar, si contavano una media di 100mila persone al giorno in periodo pre Covid. Porta di ingresso in città da nord percorrendo viale Monza fino a piazzale Loreto per proseguire lungo corso Buenos Aires, corso Venezia fino a San Babila e quindi al Duomo.
Il tentativo dell'amministrazione Sala di rallentare il ritmo della Milano «imbruttita» facendola muovere su bici, monopattini, auto elettriche e mezzi pubblici (meno in tempo di pandemia) ha avuto «l'effetto boomerang di congestionare tutto l'asse e le intersezioni viarie, con il risultato di averla riempita di auto incolonnate, inquinamento atmosferico e acustico e svuotata di persone e di clienti» spiega Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità. Ecco quindi che la mobilità dolce e «l'ideologia green e distaccata dalla realtà» della giunta Sala, che ha creato in meno di un anno 35 chilometri di piste ciclabili con il pennello, sta provocando come effetto collaterale una minor attrattività di Milano. Tutta l'area che gravita intorno a Buenos Aires viene ormai considerata una zona da evitare. «Disastri come quelli creati in corso Venezia, corso Buenos Aires e viale Monza non devono più accadere - avverte Buongiardino - Non condanniamo le piste in quanto tali, ma non vanno bene in ogni quartiere e non devono soffocare il resto della mobilità. Hanno creato un caos indescrivibile nelle ore di punta e danneggiano il commercio».
Performance negativa che va a sovrapporsi alle perdite registrate «di quasi 40 miliardi e con drammatiche cadute a doppia cifra per tutte le attività che connotano quella Milano a tripla A, aperta attrattiva accogliente - osservava il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli a marzo - che il Covid ha messo nell'angolo. Due esempi: dal 45 per cento medio per la ristorazione al 65 per la ricettività e il turismo». E ora che la Lombardia è a un passo dalla zona bianca che farà cadere il coprifuoco, il rischio «è che Milano diventi meno attrattiva per via del congestionamento, almeno in tutta questa fetta della città» commenta Buongiardino.
Si è già registrato infatti «un netto calo dei consumi, del passaggio dei clienti e un aumento vertiginoso del traffico. Buenos Aires è l'asse principale di ingresso in città ma per effetto delle ciclabili è diventato un grosso unico ingorgo. Condividiamo la logica della mobilitò sostenibile - premette Marco Barbieri, segretario generale di Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza - ma non se queste azioni vengono imposte dall'alto, se non si condivide il metodo e il merito. Da un giorno con l'altro ci siamo trovati gli operai che tracciavano le piste senza aver avuto la possibilità di capire in cosa consistesse il progetto e sederci a un tavolo con l'amministrazione». Il timore è che lo stesso copione si ripeta con il progetto di allargamento dei marciapiedi ed eliminazione della sosta, dopo il test tra via Scarlatti e via Pergolesi. Preludio «ai lavori dei prossimi mesi che prevedono di allargare i marciapiedi con la posa di alberi in vaso, mantenere la ciclabile ed eliminare la sosta dal Corso» annunciati a maggio dall'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran.
Che i commercianti siano estremamente preoccupati della trasformazione della mobilità, lo dicono i numeri del sondaggio che Confcommercio ha lanciato a marzo tra 782 imprese, di cui il 58 per cento di Milano, in vista delle elezioni comunali di ottobre. Per il 15 per cento delle imprese il tema prioritario per il dibattito sul rilancio della città sono la mobilità, il traffico e le infrastrutture dopo l'emergenza sanitaria e la pressione fiscale.
In particolare il 48 per cento dà un giudizio negativo sulla situazione attuale della mobilità cittadina (positivo il 13 per cento), mentre tra i provvedimenti più criticati spiccano l'ampliamento delle piste ciclabili per cui si dichiara contrario il 54 per cento delle imprese del territorio (favorevole il 29 per cento), e l'istituzione di nuove isole pedonali e di zone a velocità limitata (contrario il 48 per cento, favorevole il 29 per cento).
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