«In un momento di mercato che non si presentava dal dopoguerra, il caro materiali e la carenza di materie prime e semilavorati sono diventati il muro contro cui le imprese si stanno schiantando, arrivando alla chiusura dei cantieri». Questo il grido d'allarme di Regina De Albertis, la presidente di Assimpredil Ance che ha per questo convocato d'urgenza un'assemblea straordinaria dell'associazione dei costruttori. Confermata la presenza del sindaco Giuseppe Sala e del viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli, sarà un'occasione per le imprese di condividere le richieste da portare al governo, ma anche a Regione Lombardia e alle altre istituzioni territoriali. «Non c'è più tempo! Il motore del Paese si sta fermando spiega accorata De Albertis - Insieme vogliamo ribadire con forza che non è un problema solo delle imprese, perché se si bloccano i cantieri si fermano le infrastrutture, la salvaguardia del territorio, la riqualificazione della casa sociale e dei borghi, la rigenerazione urbana. L'impresa è un valore da preservare, per il Paese e le comunità».
Per Manfredi Catella, ad Coima, società attiva nella gestione patrimoniale di fondi di investimento per conto di investitori istituzionali, «la pandemia e il conflitto in Ucraina sono due eventi straordinari, gravi entrambi per motivi diversi: il primo ha creato un arresto iniziale e poi un rallentamento delle attività, con le conseguenze che conosciamo, la guerra causa la trasmissione degli effetti in un'economia connessa sui prezzi delle materie prime e dell'energia e che porta con sé un incremento dei costi». Per questo, aggiunge, «si potrà avere un impatto anche sul mercato immobiliare, ma pur essendoci pressioni inflazionistiche molto più forti, l'auspicio è che le banche centrali agiscano con cautela, vista soprattutto la fragilità dell'economia. Anche Coima in questi mesi ha visto un aumento dei costi, ma tutta la nostra industria sta ammortizzando l'incremento».
Azioni immediate e drastiche per combattere il caro energia ed evitare la minaccia di un black out di intere filiere, chiede anche Paolo Galassi, presidente di Api: «Le piccole e medie imprese hanno già dato fondo alla creatività per sopportare prezzi sempre più alti di energia e materie prime e non si può più chiedere di sostenere valori esorbitanti». Secondo le rilevazioni di Confartigianato Imprese, nel primo trimestre 2022, un chilowattora di energia elettrica, per la sola materia prima, costa a una micro impresa il 360 per cento in più rispetto all'anno scorso e un metro cubo di gas naturale il 336 per cento. Il prezzo del gasolio alla pompa ha subito un aumento tendenziale del 45,1 per cento al 10 marzo, con un'impennata del 20 dopo il 22 febbraio.
«L'ipotesi di Draghi di calmierare il prezzo del gas a 100 euro/MWh non è assolutamente sufficiente. Alle aziende serve una soglia di mercato che sia almeno della metà, infatti, in condizioni normali le imprese pagavano il gas tra 20 e 30 euro».
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