"Dedico Respiri all'Ucraina martoriata. La musica è vita"

Il cantautore Roby Facchinetti in concerto martedì al Lirico. "Io, in scena con un'orchestra sinfonica"

"Dedico Respiri all'Ucraina martoriata. La musica è vita"

I fan lo chiamano anche il «Donizetti del pop», ma lui ci ride sopra; sorpreso e divertito non conferma: «Lo dicono perché sono bergamasco come il grande compositore, comunque mi fa piacere». Il cantautore Roby Facchinetti martedì sarà al Lirico dalle 20,45, seconda tappa del tour «Symphony» (il 4 aprile al Verdi di Firenze, il 7 al Sociale di Mantova, il 9 al Teatro Della Conciliazione di Roma, il 5 maggio al Mario del Monaco di Treviso e il 16 all'Alfieri di Torino). Il format è presto detto.

In questo giro l'artista porta in teatro una delle sue anime, quella classica, coltivata fin da bambino. Ultimo risultato: oltre a un disco-doppio a suon di archi appena uscito («Symphony» appunto), un tour che vede sul palco - con lui - la Ritmico Sinfonica Young, Orchestra composta da 40 giovani musicisti, dieci voci del Coro pop Art Voice Academy, diretti dal maestro Diego Basso. Tra gli obiettivi, «mostrare» sotto una luce diversa brani che appartengono alla vecchia e nuova produzione. «Mia madre ascoltava la lirica, mio nonno era compositore classico - ricorda - Gli autori a cui mi sono ispirato? Puccini, Verdi e Mascagni, che sentivo in casa». Ma ci tiene a precisare che nel suo modo di scrivere altre «anime» hanno giocato, anime rock: «Con i Pooh ho fatto Chi fermerà la musica e Amici per sempre...».

Roby Facchinetti, in scena con l'orchestra. Più avanti ci sarà l'opera «Parsifal», che ha realizzato con Stefano D'Orazio; sembra un ritorno alle origini classiche, o no?

«Symphony era un sogno che avevo nel cassetto. Ho conosciuto Diego Basso, che ha arrangiato per intero questo progetto. Dopo un concerto orchestrale mi sono detto è arrivato il momento. Il momento di chiudere il cerchio. In parte corono un sogno, in parte tutto questo forse era già scritto. Una giusta conseguenza».

Nella scaletta una ventina di brani, molti della nuova produzione e altri del repertorio precedente. Che cosa è cambiato nella sua maniera di scrivere?

«A livello compositivo, scrivere per un gruppo significa pensare alla sua coralità. Nella band cantavamo tutti, c'erano gli impasti vocali, che hanno caratterizzato la nostra storia. Ora per i miei pezzi penso in termini di vocalità libera, a una musica più vicina alla mia natura».

Si ascolteranno diversi pezzi dedicati: «Poeta» per Negrini; «L'ultima parola» (Stefano); «Rinascerò Rinascerai» per Bergamo. Negli anni '80 lei cantava «Dall'altra parte» (storia a Est del mondo), oggi dall'attualità arrivano temi terribili...

«Nel repertorio c'è Respiri, che è uno strumentale; l'altra sera l'ho voluto dedicare all'Ucraina, ricordando quello che sta succedendo, una guerra assurda. Respiri evoca la vita, che là, in quella terra martoriata, è poca. Il gesto voleva essere, vuole essere un augurio».

Testi sempre poetici, nuovi autori: ora c'è Francesca Polli, che scrive pure per Mina. Il livello di sintonia?

«È un'autrice molto sensibile, avevo già lavorato con lei e l'ho rivoluta in questo progetto per tre testi diversi. Francesca ha grande versatilità ed è entrata subito nel mio linguaggio, e con rispetto».

Arrivati fin qui non abbiamo quasi mai nominato i Pooh, che effetto le fa?

«Aleggiano sempre, i Pooh. È impossibile che mi stacchi dalla storia che ho vissuto. Li sogno tutte le notti. Prendiamo anche Riccardo Fogli, che se ne andò dalla band nel 1973. Anche lui nell'immaginario è rimasto uno dei Pooh. Figurarsi noi, io 50 anni li ho fatti tutti».

È al sesto album, la sua precedente vita si è chiusa nel 2016, firma delle hit: lei si considera come qualcuno che tiene viva una memoria, o qualcosa d'altro?

«Vorrei essere semplicemente considerato come un autore, che fortunatamente continua ad avere creatività. I Pooh esistono sempre. Io canto Uomini soli in qualità di autore. Oltre a fare, sempre come autore, altri brani che ho composto per la band; e poi propongo le mie nuove canzoni».

Gran finale con mistero. Ha 77 anni, oltre 60 anni di scene e ora è in tour nazionale: qual è il suo segreto?

«Il mio segreto è la musica, la migliore medicina. Mi rigenera. Sono salito sul palco con 40 di febbre, distrutto, ma dopo un quarto d'ora mi è passato tutto».

Progetti? Tra poco ci sarà il «Parsifal» che ha ideato con D'Orazio...

«Settimana scorsa abbiamo chiuso il

casting e trovato talenti veri. Adesso e nel 2023, tour a parte, sono impegnato su questa opera, rivoluzionaria per come verrà rappresentata. Dopo mi farò trasportare da altri eventi, musicali». Chi fermerà Roby Facchinetti?

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