Siamo a soli cinque chilometri a Est della Madonnina, in quella che sarebbe la periferia più glamour di Milano, tra la Balera, il Santuario dell'Ortica, la Cascina Cavriana, i loft della ex Richard Ginori, e il progetto Grande Parco Forlanini che, grazie ad un finanziamento di tre milioni, unisce - attraverso sentieri ciclopedonali, affollati di panchine e cartelli esplicativi dell'agricoltura praticata - il Parco Forlanini, il Parco Lambro e l'Idroscalo. In questo territorio che porta avanti tradizione, innovazione e cultura, si staglia anche l'ombra del Cie, il Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, che oggi, a causa dell'emergenza profughi, anche i richiedenti asilo.
La lunga muratura del Centro si affaccia da un lato sul deposito di smaltimento rifiuti e sui ristoranti nuovi e storici che cercano da anni di animare via Corelli, dall'altra su campi agricoli e sulla Cascina Composta. Documentata dal XVII secolo in un atto di vendita a favore del Monastero di Santa Maria delle Grazie: aveva anche molti mulini, alimentati dal corso della roggia Molina, un ramo del fiume Lambro. Ora è la casa-laboratorio di tre architetti, Duilio Forte, Francesca Donati e Massimo Sottili. È proprio l'architetto Sottili a richiamare l'attenzione sulla situazione di tutta l'area, che diventa sempre meno sopportabile, da quando, negli ultimi mesi, sono aumentati gli ospiti del Cie.
«Causano disagi per la loro generale maleducazione e la bassa considerazione del territorio che li ospita dice Sottili -: ho già fatto quattro segnalazioni all'Amsa, che esce a spese dei cittadini, perché i campi agricoli qui intorno si riempiono di rifiuti e immondizia seminate da queste persone. Periodicamente l'Amsa è costretta a fare un intervento con camion specializzati per garantire la salubrità del terreno agricolo». Oggi gli ospiti del Cie superano i 400 e, se prima non potevano mai uscire dal Centro, oggi, entro certi orari, possono andare e venire liberamente perché non ci sono più solo prigionieri, ma anche richiedenti asilo. Basta recarsi in via Corelli o sul cavalcavia Buccari, e se ne vedono a dozzine. Si muovono a piedi, in bicicletta, oppure sostano nel nuovo Grande Parco o lungo via Corelli.
Li si incontrano, ad ogni ora: «Sono ragazzi prevalentemente, donne pochissime - continua l'architetto Sottili-. Tutti sani, di buona o ottima corporatura, ben vestiti e sempre connessi col cellulare alla rete».
Fanno paura? «Diciamo che sembrano lì in stand-by. Non hanno veramente niente da fare, per quanto al Cie si sforzino pure di organizzare le loro giornate con tirocini, corsi di italiano e altro».
E che rischio intravede? «Anzitutto sono pericolosi per i loro connazionali: che rimedi possono offrire ai propri Paesi se tutti gli uomini in giovane età se ne vanno? E poi per noi: stiamo riempiendo le caserme di persone forti, che alimentiamo noi, e che potrebbero riunirsi e rivoltarsi da un momento all'altro. Il Cavallo di Troia mi insegna che spesso basta infiltrare qualcuno per scatenare una lotta...».
Ci sono stati episodi di violenza in via Corelli o vicino al suo studio? «Nei campi vicini al mio studio c'è la sporcizia di cui ho parlato, in via Corelli un migrante ha aggredito un cantante che usciva dal ristorante Galeria, e per tre volte è stata rotta la vetrina con i menù, all'esterno del locale. Così la vetrina ora si trova nel cortile e non più su strada».
Che cosa denuncia quindi? «Io non ce l'ho con loro specificatamente, ma con l'Italia che si è messa in questa situazione così complessa: sono troppi, danno fastidio e fanno paura. Tutti i nostri centri di accoglienza sono al collasso. In via Corelli vedo che la presenza di tutti questi stranieri porta un clima di paura e disagio: i clienti dei locali sono intimoriti. Gli immigrati girano tutto il giorno liberamente, e magari non fanno qualcosa di male, ma non si sta tranquilli».
Ci sono stati tentativi di convivenza portati avanti dagli stessi residenti che potrebbero far nascere buone occasioni di coabitazione e aiuto reciproco come l'evento «Prendiamoci cura del nostro quartiere» organizzato per domenica dalle 10 alle 13 in occasione della giornata nazionale di Legambiente «Puliamo il Mondo» i ragazzi che frequentano, con i rispettivi cagnolini, l'area di via Tucidide. Si soprannominano per questo scherzosamente «Gli annaffiatori» del Grande Parco Forlanini e puliranno l'area indicata insieme ai rifugiati del campo di via Corelli che vorranno aiutare i milanesi nell'operazione.
Come canta Gaber «Libertà è partecipazione», slogan dell'iniziativa: e allora, guanti, scope, sacchi e rastrelli saranno forniti da Amsa. Tutti sono invitati, due gambe e quattro zampe: sul finire un brindisi, con sorprese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.