Derby in presenza al Meazza

E Pioli tifa per il nuovo stadio. Oggi Milan-Inter con il pubblico dopo oltre un anno. Ecco perché i club vogliono l'impianto del futuro

Derby in presenza al Meazza

L'ultimo derby con gli spalti pieni risale a febbraio 2020, poi il Covid ha mandato anche gli stadi in lockdown prolungato. Senza calcolare i mille tifosi ammessi a Inter-Milan nell'ottobre 2020, oggi la stracittadina torna col grande pubblico in presenza (al 75%) ed è subito sold out, 57mila tifosi attesi al Meazza che in questi giorni è sotto i riflettori per la «rottamazione» in vista. C'è tempo, ospiterà di sicuro la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali 2026, ma il destino è tracciato. La giunta Sala ha approvato venerdì la delibera che conferma l'interesse pubblico al progetto del nuovo impianto presentato dai club con distretto sportivo nell'area attualmente occupata dal Meazza. A chi gli domandava se sogna un derby nel nuovo stadio ieri il tecnico del Milan Stefano Pioli ha risposto di aver visto «un video di quello che sarà il nuovo Bernabeu, incredibile, bellissimo, innovativo e tecnologico. Sono orgoglioso di far parte di un club che ha questa idea futura. San Siro è la storia ma il nuovo stadio è il futuro». Anche se l'impianto futuristico del Real Madrid (con prato «retrattile», che sparisce sottoterra per dare spazio a pavimenti per partite di basket, tennis o concerti) è in realtà il frutto di un imponente restyling. Verde Europa e sinistra radicale sono pronti a lanciare un referendum per difendere il Meazza.

Milan e Inter hanno strappato l'interesse pubblico dopo oltre due anni di liti in maggioranza e melina del sindaco (la prima volta che parlò dell'ipotesi di demolire San Siro era dicembre 2018, la prima delibera sul progetto è del novembre 2019), ora non vogliono perdere altro tempo. Le loro ragioni sono riassunte in un mini dossier che circola tra gli addetti ai lavori, con tabelle e dati che dimostrano come la crisi del calcio italiano sia legata (anche) a stadi fatiscenti e inadeguati. Già l'Analisi sul calcio professionistico italiano presentata dalla Figc (Federazione italiana gioco calcio) nel luglio scorso citava tra le misure a sostegno a medio termine lo sviluppo e ammodernamento degli impianti sportivi per colmare il gap con i campionati all'estero. I tempi medi per erigere un nuovo stadio in Italia variano tra gli 8 e 10 anni (il benchmark europeo si attesta a 2-3 anni), nell'ultimo decennio in Europa ne sono stati realizzati 153 e solo tre di questi in Italia (Juventus, Udinese, Frosinone). Milan e Inter vogliono frenare la fuga di campioni come Donnarumma o Lukaku, ma per invertire la rotta serve un'infrastruttura adeguata che crei maggiori entrate da reinvestire su squadra, settore giovanile, sviluppo delle strutture di allenamento adeguate. Nelle due stagioni pre Covid (17/18 e 18/19) le tre squadre top italiane, Juve, Inter e Milan, non hanno incassato o hanno «perso» 75 milioni rispetto ai 3 club della Premier League inglese, 434 milioni rispetto a quelli della Liga spagnola e 140 rispetto ai tre top della BundesLiga. Le squadre di Serie A hanno un incasso medio per posto disponibile pari alla metà o meno degli altri campionati. Il deficit è dovuto principalmente all'impossibilità di offrire servizi adeguati pagati dalle aziende (corporate hospitality), posti Premium, servizi 365 giorni all'anno. Confrontando il Milan, terzo club italiano per ricavi da stadio, con la terza della classifica per ricavi di ogni altro campionato emerge che con l'attuale San Siro la squadra ha generato nelle stagioni prese in esame 55 e 61 milioni in meno rispetto al Liverpool, 20 e 25 milioni in meno rispetto all'Atletico Madrid e 10 e 20 milioni in meno rispetto allo Schalke 04. Con il nuovo San Siro lo stadio e l'area intorno non vivrebbero solo il giorno del match ma tutto l'anno grazie a ristoranti, bar, altre attrazioni sportive e di intrattenimenti.

Al partito del no i club possono contrapporre i dati Figc sui benefici dei nuovi impianti per le comunità: in Francia hanno creato 20mila nuovi posti di lavoro, in Spagna entrate fiscali extra per un miliardo, in Inghilterra sono calati dell'80% gli atti di violenza da stadio.

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