«Disobedience», gay in rosa nella comunità ebraica

Secondo appuntamento della stagione in Sala Bio con un film che fa già discutere. «Disobedience» è l'ultima fatica del regista cileno Sebastiàn Lelio, reduce dall'Oscar appena vinto nella categoria del miglior film straniero con «Una mujer fantastica». Ora propone un dramma che mette al centro due figure femminili alle prese con un'omosessualità che si sposa al sentimento, nel contesto di un'ortodossia ebraica, in cui la trasgressione suscita la condanna inappellabile.

L'emancipata e anticonformista Ronit (Rachel Weisz) torna a Londra per i funerali del padre e incontra, dopo anni di lontananza, la timida amica Esti (Rachel McAdams) con la quale aveva condiviso una passione giovanile. Scopre che si è sposata con il cugino ma l'occasione rinverdisce quegli antichi impulsi proibiti, frutto di un legame sentimentale intenso. David, il marito di Esti è appena diventato il nuovo rabbino della comunità e le voci sulla liaison della moglie sembrano danneggiarlo e mettere in cattiva luce l'intera sua famiglia.

Il racconto che non lesina scene esplicite solletica un tema irrisolto. Il conto imposto dalla trasgressione in comunità rigide come quella delle famiglie di Ronit e Esti. L'amore ha dunque pesanti conseguenze, soprattutto quando esce dai binari delle norme consuetudinarie.

In questa chiave va interpretato il motivo dell'omosessualità femminile tra le protagoniste, lontanissimo dalla retorica di tanto cinema convenzionale. Proiezione alle 21 al Colosseo in lingua originale sottotitolata e sconto sul biglietto d'ingresso per i lettori de «Il Giornale» che si registreranno sul sito come indicato nel bollino.

SteG

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