Einaudi, 50 anni di cultura tra Struzzi, Coralli e riviste

Esposte le prime edizioni dal 1933 al 1983 Rarità e cofanetti fra letteratura e saggistica

Einaudi, 50 anni di cultura tra Struzzi, Coralli e riviste

Per calarsi fino in fondo nel raffinato spirito «amarcord» della mostra I libri Einaudi 1933-1983, aperta fino al 23 aprile alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese Refettorio delle Stelline (corso Magenta 59), occorre risalire con la mente alla fibrillante atmosfera della Torino socialista e radical-liberale dei primi decenni del secolo scorso. Piero Gobetti, Carlo Frassinelli, ma soprattutto quel gruppo di studenti e intellettuali che gravitavano intorno alle aule austere del liceo D'Azeglio, dove insegnavano Augusto Monti, Umberto Cosmo, Zino Zini, Franco Antonicelli, e maturavano allievi come Leone Ginzburg, Sion Segre Amar, Giorgio Agosti, Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Cesare Pavese, Carlo Levi, Massimo Mila.

Tanti volti, tante vite diverse: chi divenne scrittore, chi saggista, filosofo, storico, musicologo, magistrato, chi fece le spese delle proprie origini ebraiche, delle proprie idee politiche o del proprio «vizio assurdo». Tutti però ebbero una parte importante nella nascita, nel 1933, della casa editrice Einaudi. Riuniti intorno al fondatore Giulio, «d'azegliano» anch'egli, che in quel lontano novembre aveva 21 anni appena. La mostra, a cura di Andrea Tomasetig, abbraccia i primi 50 anni di vita degli «Struzzi», fino alla crisi del 1983 che avrebbe portato al passaggio a Mondadori (1994), attraverso 300 volumi e documenti della collezione Pavese. Si ripercorrono tutte d'un fiato le 92 collane e 20 riviste pubblicate in mezzo secolo, per la prima volta raccolte insieme: dai «Coralli» ai «Gettoni», dai «Poeti» a «Tantibambini», dal «Teatro» ai «Manuali», dalla «Universale» ai «Narratori contemporanei», da «Centopagine» diretta da Calvino alla «Viola» voluta da Pavese.

Fra rarità come «Mondo contemporaneo» (1946), «Italia mia» (1955), «Nuova Atlantide» (1953-55), le «Inchieste» (1956), il cofanetto con tutto Pavese in 16 volumi (1968), i «Classici Ricciardi» (1976-79), e pietre miliari come il «Nuovo Politecnico» sognato da Vittorini, i «Saggi», la «Biblioteca di cultura storica». Da non perdere la «prima» delle Occasioni di Montale (1939), Lo scrittoio del presidente autografato da Luigi Einaudi (1956), L'onniscienza di Dio di Raffaele Pettazzoni (1955), le opere di letteratura italiana, arte, pensiero, scienza. Con un'estrema cura per la pregevolezza grafica, a partire dal marchio, di origini rinascimentali: un elegante struzzo che, con un chiodo nel becco, si staglia su un paesaggio alpestre circondato dal motto «Spiritus durissima coquit», ovvero, per dirla col Giovio, «Un valoroso cuore smaltisce ogni grave ingiuria».

Di valore assoluto le collaborazioni con maestri dell'arte: memorabili il logo dei «Tascabili» realizzato da Picasso nel 1951, lo Struzzo di Giacomo Manzù del '61 e la recente stilizzazione di Giulio Paolini (2000). Senza contare l'apporto di Albe Steiner, Max Huber e Bruno Munari (anche col curioso pseudonimo E. Poi), che hanno contribuito a fare delle pubblicazioni Einaudi un riferimento nel book design.

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