Adesso le siringhe, traccia inequivocabile del consumo di eroina a cielo aperto, tornano a fare la loro apparizione anche nelle strade e nei parchi del centro cittadino. E di fronte al ritorno in grande stile della «roba» nel mercato milanese della droga, raccontato domenica scorsa sulle pagine del Giornale, si muove il palazzo della politica. Due parlamentari leghisti chiedono che ad affrontare l'emergenza sia direttamente il ministro dell'Interno Marco Minniti, stanziando a favore della polizia milanese le risorse in uomini e mezzi necessarie.
Eroina che si vende liberamente a due o tre euro la dose, con percentuale di sostanza attiva intorno al dieci per cento: nei dati raccolti dal Giornale emerge con chiarezza la strategia commerciale dei clan che governano il narcotraffico, che puntano a reintrodurre nel mercato milanese italiano droga pesante a basso costo, per recuperare vecchi clienti che si erano distaccati e soprattutto per avvicinare le giovani generazioni. I sei morti per overdose registrati dall'inizio del 2017 sono tutti over 35, con un passato di tossicodipendenza alle spalle, e che pagano con la vita il ritorno al «buco». Ma l'eroina a basso prezzo sta facendo proseliti anche tra gli studenti delle medie superiori. E un fenomeno nuovo è la tossicodipendenza anche tra gli immigrati, compresi gli ospiti dei centri di accoglienza.
A firmare l'interrogazione sono i deputati leghisti Marco Rondini e Paolo Grimoldi. «Abbiamo depositato - spiegano gli esponenti del Carroccio - una nuova interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno per richiamare la sua attenzione sull'allarme eroina a Milano dove, da inizio anno, ci sono state sei vittime per overdose. In città, come denunciato anche da diverse inchieste giornalistiche, sono decine i punti di spaccio a cielo aperto, gestiti prevalentemente da immigrati maghrebini. Al ministro Minniti chiediamo un drastico intervento, chiediamo più uomini e mezzi, e più risorse, per pattugliare il territorio e sradicare i punti di spaccio, arrestando i pusher».
Il più noto tra i punti di smercio, il cosiddetto «boschetto» di Rogoredo, è stato oggetto nei mesi scorsi di retate a ripetizione che lo hanno in parte bonificato. Ma gli spacciatori si sono spostati di poche centinaia di metri, nell'area semiabbandonata oltre il deposito delle Ferrovie. «Qui intorno non ci sono abitazioni - spiega al Giornale un agente di polizia in servizio su una Volante nella zona - per cui il nostro intervento viene richiesto più di rado. E intervenire è problematico, perché gli spacciatori imboscano la droga di notte, all'interno del tunnel dell'alta velocità ferroviaria, e di giorno ne prelevano piccoli quantitativi. Così se noi riusciamo a catturarli in flagrante, e non è facile perché corrono veloci, difficilmente restano in carcere».
Tra gli altri punti di spaccio di eroina per i quali l'interrogazione chiede un inasprimento dei controlli ci sono via Anselmo da Baggio, la montagnetta di San Siro, viale
Città di Fiume (a ridosso del parco di Porta Venezia), oltre al tratto iniziale di via Padova e di viale Monza. Tutte realtà ben note alla polizia ma che per essere debellate avrebbero bisogno di vigilanza pressoché continua.
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