Fare squadra (e impianti): Perri apre le porte del Coni

Il presidente regionale pronto ad incontrare le società. Per i centri sportivi Milano è la Cenerentola lombarda

Fare squadra (e impianti): Perri apre le porte del Coni

Le squadre che fanno squadra piacciono anche a Oreste Perri. Il grande ex canoista presidente del Coni Lombardia spalanca le porte del suo ufficio alla proposta uscita dalla tavola rotonda del Giornale sulle squadre degli sport alternativi, alla ricerca di un fronte comune che consenta di avere più visibilità. «È la nostra missione: aiutare le società, gli atleti, le famiglie... Qui al Coni c'è gente che vuole quello che vogliono loro. Possiamo incontrarci e vedere che cosa possiamo fare».

Perri può parlare anche dall'alto del recente trionfo olimpico: in fondo le tre medaglie d'oro della spedizione azzurra a PyeongChang, firmate da tre ragazze lombarde, Arianna Fontana, Sofia Goggia e Michela Moioli, fanno idealmente bella mostra nelle stanze di via Piranesi. E il presidente ne è orgoglioso: «Anche se c'è un altro risultato che mi dà grande soddisfazione, ovvero il primo posto della Lombardia al Trofeo Coni 2017, una specie di miniolimpiade delle regioni italiane riservata agli under 14, ai ragazzi in età da scuole medie per intenderci. Qui si vede il lavoro fatto alla base del nostro movimento. La Lombardia rappresenta il 23 per cento dello sport italiano, eppure non abbiamo un centro sportivo all'altezza di quello che produciamo. Servirebbe portare il Saini almeno ai livelli dell'Acquacetosa...».

E invece Milano naviga in mezzo a veri e propri ruderi, una delle spine nel fianco di Perri e del Coni. «L'idea di fare squadra è bella, ma dobbiamo giocare di squadra anche con le istituzioni: solo così possiamo provare a risollevare la situazione degli impianti. La condizione in cui ci troviamo oggi è la conseguenza di quanto non è stato fatto per tanti anni. Ma se ai miei tempi lo sport viveva sul campionismo, adesso ha soprattutto un ruolo sociale. E noi lo portiamo nelle zone disagiate, nelle carceri, nelle scuole elementari, ma abbiamo la necessità di avere degli impianti all'altezza. Purtroppo Milano è la cenerentola della Lombardia: noi in regione abbiamo censito 16mila impianti, ma la maggior parte sono risultati obsoleti, in gran parte non a norma».

Da qui una richiesta agli amministratori: «Il Coni sta cercando di favorire accordi tra i Comuni e le federazioni per la gestione degli impianti, ma chi pensa a ristrutturarli? Non si può pensare che se ne facciano carico le federazioni. E i Comuni non possono scaricare tutto sugli assessori allo Sport, perchè lo sport è anche salute, è turismo, è educazione, è territorio. In sostanza tutta l'amministrazione deve essere coinvolta, deve avere una cultura sportiva. Anch'io ho fatto il sindaco a Cremona e ho sempre tenuto presente una cosa: che su ogni euro speso per lo sport, ne recuperi 4 in costi sociali».

Milano naviga male in fatto di impianti, ma anche a risultati sportivi non sta brillando particolarmente... Una vittoria internazionale di una squadra milanese manca da anni e non ci sono nemmeno atleti che stiano ottenendo risultati particolari: «A Milano si è puntato sempre sulla vetrina - continua Perri - e poco sul resto. Ma per far tornare al vertice gli altri sport c'è bisogno di strutture. Non solo per i risultati, ma per avere posti accoglienti che avvicinino allo sport i ragazzi e le famiglie. C'è una forte richiesta dalla base, ma ripeto: la soluzione a questi problemi deve essere condivisa da tutta la Giunta». E serve anche la sensibilità del sindaco: «Sala è venuto all'incontro con Maroni e Malagò per sbloccare la situazione del Saini. E con l'assessore Guaineri c'è sintonia: con lei stiamo cercando di delineare la strada da percorrere nei prossimi anni. Purtroppo Milano ha lasciato indietro troppe cose». I club milanesi però hanno fretta, hanno bisogno di un riconoscimento delle loro eccellenze da parte del Coni per potersi proporre con un marchio di qualità: «Mi sembra una proposta eccellente che condivido, però bisogna anche passare dalle federazioni perchè le cose devono essere fatte per bene.

Soprattutto dobbiamo essere ben organizzati per presentarci davanti alla politica. E remare tutti assieme. Quando facevo l'allenatore, ai miei ragazzi dicevo sempre una cosa: ricordatevi che un K4 di modesti canoisti va sempre più forte del K1 campione del mondo...»

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