Fiano attacca già Rauti sul fascismo. E lei: "Parli dei guai dei comunisti"

Fiano attacca già Rauti sul fascismo. E lei: "Parli dei guai dei comunisti"

Che nel collegio di Sesto sarebbero state scintille tra il pd Emanuele Fiano e la sorella d'Italia Isabella Rauti (nella foto) era prevedibile. Meno che l'esponente della comunità ebraica non avrebbe nemmeno atteso il suono della campanella per sferrare il primo cazzotto. Inguantato da una premessa poco rispettata nei fatti e affidata ai social per assicurare che «nessuna colpa dei padri o nessun loro merito può ricadere sulle figlie o sui figli: noi ci confronteremo sulle nostre idee per l'oggi e per il futuro». Peccato che a seguire proprio su questo punti Fiano: «Se ne può andare orgogliosi o meno, dei propri padri, dipende. Non conosco i sentimenti di Isabella Rauti per il suo e non ne parlerò. Conosco, invece, la storia di suo padre, Pino Rauti. È la storia del neofascismo italiano, dentro e fuori il Movimento Sociale, di Ordine Nuovo da lui fondato, di Julius Evola, suo partner politico e riferimento del neonazismo, del capitano Codreanu, di Alain de Benoist». Ecco, «io non userò questi argomenti contro Isabella Rauti, ma nessuno mi impedirà di parlare della mia storia, in contrapposizione a chi rimase orgoglioso allora di quella del ventennio fascista, senza mai rinnegare. E di certo mi interrogherò su cosa la signora Rauti pensi del retaggio paterno, come mi interrogherò su quanto condivida il pensiero di Orban, Putin, Bannon e Dughin sulla democrazia e i diritti civili e sociali».

Pacata la replica della senatrice di FdI: «Prendo in parola Fiano, ritengo che le campagne elettorali servano per informare gli elettori sui programmi», aggiungendo che «o si dedica la campagna elettorale all'analisi del Novecento e a quella delle nostre famiglie oppure ci si confronta sui programmi.

Dovremmo anche riflettere sul perché città industriali e operaie del nostro collegio abbiano espresso tutta la loro disillusione verso le ricette salvifiche del comunismo». Sul piano personale Rauti replica che «il mio curriculum, lungo e articolato nei titoli di studio e negli impieghi lavorativi, dovrebbe suggerire al collega Fiano di non chiamarmi semplicemente signora come ha fatto».

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