Il «Genio futurista» di Giacomo Balla è molto più che un arazzo dipinto: è un manifesto programmatico. Da oggi al 12 maggio è esposto alle Gallerie d'Italia di piazza della Scala, sede museale di Intesa San Paolo: si mette in mostra per la prima volta a Milano, in non casuale coincidenza con il Salone del Mobile. Si tratta di un'opera di design made in Italy ante literam, costruita con la forza della pittura sull'intreccio dell'arrazzo, un lavoro certosino e complesso, unico nel suo genere. Questo olio su tela d'arazzo dalle dimensioni monumentali - tre metri di altezza per quatto di lunghezza - è uno dei fiori all'occhiello dalla corposa collezione d'arte moderna costruita con pazienza e dedizione da Laura Biagiotti, la nota stilista mancata due anni fa e dal marito Gianni Cigna. Balla lo realizzò, come spiega Fabio Benzi, direttore scientifico della collezione Biagiotti, nel 1925 per un'occasione speciale, per certi versi assimilabile all'attuale Salone del Mobile: l'artista italiano, che aveva aderito alla «rivoluzione» futurista firmando il Manifesto di Marinetti, aveva voluto presentare all'Exposition Internationale des Arts décoratifs modernes di Parigi, un'opera che lasciasse di stucco. Le dimensioni, ovviamente, giocano la loro parte: è il più grande lavoro artistico mai realizzato da Balla, pensato per catturare l'attenzione dei visitatori di ieri (e di oggi), anche da lontano. E, in fondo, non è questa l'operazione di molti designer attuali, ovvero scegliere di esporre, come nel caso de «La Maestà Sofferente» di Gaetano Pesce in piazza Duomo, pezzi di taglio monumentale?
Futurista fin nel midollo, Giacomo Balla sa bene che l'opera d'arte deve avere «presenza scenica» per catturare lo sguardo del pubblico: possiamo ammirare il suo arazzo artistico, un artefatto che oggi potremmo definire a metà tra l'arte e il design, nella sezione del Cantiere del 900 delle Gallerie d'Italia, dove già la presenza di molti altri artisti futuristi (da Boccioni a Carrà) è considerevole.
Osserviamo il prestito della collezione Biagiotti: impostato sui tre colori patriottici per eccellenza (il rosso, bianco e verde della bandiera italiana), con un fondo blu e azzurro brillante, è dominato da una composizione geometrica che cita in salsa futurista il celeberrimo Uomo vitruviano di Leonardo. Distinguiamo infatti nitidamente la silouette maschile, con una stella luminosa al posto della testa. Da questa figura astratta si irradiano alcune delle forme tipiche dell'espressione artistica di Giacomo Balla. Prismi, triangoli, poligoni s'intersecano e paiono quasi uscire dall'arazzo: perché? Dobbiamo tornare al titolo dell'opera: il «Genio Futurista» è, con tutta probabilità, un autoritratto dell'artista stesso, che è uomo sì di movimento e azione ma anche dotato di una testa capace di elevarsi verso il cielo e guardare verso un'altra dimensione. «Il mito della velocità e del dinamismo si lega a un nuovo concetto di arte che i futuristi intendono non più come semplice rappresentazione, ma come azione concreta sul mondo», spiega Fabio Benzi. La creatività deve essere al servizio del progresso e della modernità: l'artista futurista, ovvero geniale, partorisce con la sua testa forme che travalicano le normali dimensioni, intuisce le relazioni dinamiche che regolano l'universo. Soprattutto, è un ottimista, un positivo.
Da questo punto di vista, Giacomo Balla, con la sua lezione sul ruolo imprescindibile della creatività per interpretare il presente e il futuro, appare in perfetta sintonia con le molteplici espressioni artistiche di questa design week.
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