«Abbiamo raddoppiato gli aiuti alimentari, distribuito 3 milioni a disoccupati attraverso il Fondo San Giuseppe e da ottobre si registra di nuovo un aumento delle domande. Abbiamo quadruplicato il Fondo diocesano di assistenza, passando da 350mila a 1,3 milioni per aiutare a pagare bollette, affitti e mutui chi non arriva a fine mese, e dovremo trovare altre risorse entro fine anno». Il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, che ieri ha distribuito con il sindaco Beppe Sala i pacchi alimentari al centro di ascolto di Villapizzone, è preoccupato per il boom di nuovi poveri a causa del Covid e per la tenuta (anche) della catena di solidarietà («diamo quello che riceviamo» sottolinea).
Quali sono i rischi del secondo lockdown?
«Come in primavera anche questo secondo lockdown ricadrà pesantemente sui più fragili. Avremo bisogno dell'aiuto di tutti, sia di nuovi volontari che in termini di donazioni economiche, per reggere l'ondata di richieste che arriverà nei prossimi mesi ai nostri servizi. Già durante la prima ondata Covid sono raddoppiate le persone che chiedevano generi alimentari, abbiamo stimato circa 9mila famiglie che si affacciavano per la prima volta ai nostri servizi. Ma questo stato di emergenza non si chiuderà a breve, nei primi 6 mesi dell'anno prossimo ci vorranno altrettante risorse e siamo molto preoccupati».
Chi sono i nuovi poveri?
«L'impiego dovrebbe essere una garanzia, invece si sono affacciati ai centri di ascolto molti lavoratori precari, senza tutele, categorie di settori che rimasti completamente bloccati dalle chiusure, come personale alberghiero e turistico, lavapiatti e camerieri dei ristoranti, colf, badanti. Persone che fino a ieri riuscivano a stare a galla ma questa crisi ha dimostrato che basta poco per farle cadere nel rischio povertà. E bisogna creare le condizioni perchè in futuro cambino le condizioni e non se ne esca come prima».
In che modo?
«Vanno tutelate le persone, non possiamo avere fantasmi che lavorano senza tutele, senza diritti, e appena il meccanismo di inceppa vengono alla Caritas, perchè ad un certo punto anche la Caritas non ce la fa più. Bisogna convincere imprese, banche, istituzioni a creare delle tutele strutturali, non ci sono cittadini di serie a e serie b».
Sala dice di aver distribuito pacchi alimentari ad «una comunità giovane e con molti bambini.
«Dopo l'estate avevamo registrato un calo di richieste al fondo famiglia-lavoro, quello più legato alla perdita di occupazione. Questo secondo lockdown ha fatto di nuovo aumentare le richieste di aiuto per pagare la bolletta o l'affitto. Ripeto che era un sistema già precario che ha ricevuto una mazzata tremenda dalle nuove chiusure, gente che si era aggrappata con speranza alla possibilità di una ripartenza e che ora ha negli occhi una sorta di rassegnazione, depressione. Gli anziani ricevono almeno una pensione, i giovani sono i più colpiti dalla crisi, senza lavorio precario e sussidi. Idem le famiglie più numerose: prima i figli consumavano almeno un pasto in mensa, con la didattica a distanza devono acquistare più spesa, il pc e la connessione internet. Se il Covid a livello sanitario colpisce chi ha più patologie, avviene lo stesso sul piano sociale, esaspera le condizioni di chi arrivava a fine mese con enormi difficoltà».
Si registra un aumento di richieste da parte della comunità filippina?
«Di solito i filippini ci aiutano come volontari nei centri di ascolto ma la domanda è quasi nulla, intorno all'1%. Nel 2020 è salita al 17%, sono colf o badanti che gli anziani impauriti dai contagi preferiscono non avere in casa in questo periodo, perchè seguono anche 3-4 famiglie».
Cosa si aspetta dal governo?
«Che faccia il governo, prevenga il più possibile i contagi ma anche la crisi sociale. Deve intervenire tempestivamente con i ristori, evitando che tante persone cadano in povertà, sarebbe più costoso farle uscire dopo con sostegni come il reddito di cittadinanza che hanno mostrato delle falle.
Gli aiuti devono arrivare a chi ne ha veramente bisogno, solo la metà del Reddito va a chi è in condizioni di povertà assoluta, c'è qualcosa che non funziona. E se viene a mancare la liquidità c'è il rischio di usura, che le persone si affidino alla criminalità organizzata per non chiudere un'attività».
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