Giardiello in tribunale a un anno dalla strage

Pallido, smagrito, un'aria vagamente assente, forse anche per l'effetto degli psicofarmaci con cui in carcere viene curato

Giardiello in tribunale a un anno dalla strage

"Mi sto agitando". Sono le uniche parole che Claudio Giardiello sussurra questa mattina, mentre gli agenti di custodia lo portano fuori dal tribunale di Milano: quello stesso tribunale dove il 9 aprile dello scorso anno seminò il terrore, uccidendo un giudice, un avvocato e un coimputato, tutti protagonisti del processo per bancarotta che lo vedeva sotto accusa. Per la prima volta, dopo quasi un anno, Giardiello torna sul luogo della strage: pallido, smagrito, un'aria vagamente assente, forse anche per l'effetto degli psicofarmaci con cui in carcere viene curato.

L'occasione è un processo minore, che lo vede accusato di violazione di domicilio per una irruzione che compì nello studio di un altro avvocato, che lo assisteva prima del povero Lorenzo Claris Appiani. Un episodio allora forse sottovalutato, e che conteneva già in nuce i segnali che sarebbero poi esplosi tragicamente il 9 aprile.

Il processo di oggi salta, perché paradossalmente il pm si è dimenticato il fascicolo.

Giardiello viene portato via dall'aula, percorre ammanettato i pochi metri che lo separano dall'altra aula, quella della seconda sezione penale, quella del massacro, dove una targa ricorda le sue vittime. Non alza neanche lo sguardo.

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