
Non ha mai smesso di correre Gilles Villeneuve. Nel cuore e nella fantasia di chi l'ha conosciuto e di chi ha imparato a conoscerlo nei filmati, nelle foto e nei racconti. È rimasto in pista, al suo posto. Coraggio, furore, geniale sconsideratezza per un'immagine di struggente tenerezza che si leggeva negli occhi com'è successo per un altro mito come Ayrton Senna. Gilles è volato via esattamente 36 anni fa, l'8 maggio 1982 in Belgio sulla pista di Zolder, più di trent'anni fa per un tempo che si è come fermato, un fotogramma immobile, incancellabile negli occhi di chi lo ha amato e continua ad amarlo con passione. Il colore è rosso come le sue Ferrari su cui salì per una scommessa del Drake che colse un lampo in quello sguardo che annunciava tutta la sana follia della sua classe e all'inizio sfidò tutto e tutti: «Quando mi presentarono quel piccolo canadese tutto nervi- ricordava sempre Enzo Ferrari - riconobbi subito in lui il fisico di Nuvolari e mi dissi: Dagli una possibilità...». Villeneuve non vinse il mondiale ma riuscì a conquistare un popolo, un titolo ancora più grande che ancora oggi lo tiene sul podio degli immortali. E ora torna a Monza. Dal 4 maggio al 22 luglio 2018, il Monza Eni Circuit Museo Autodromo ospita la mostra «Gilles Villeneuve. Il mito che non muore» che ripercorre tutta a sua strada.
Una rassegna curata e raccontata con l'arguzia di Giorgio Terruzzi ed Ercole Colombo, organizzata e prodotta da ViDi, in collaborazione con Autodromo Nazionale Monza, Automobile Club Milano e il Museo Gilles Villeneuve di Berthierville, con il patrocinio del Comune di Monza e la Reggia di Monza. Esposte oltre 170 fotografie di Colombo, una vita da reporter in Formula 1 utilizzate per ritrarre gli eroi del volante negli intensi momenti della gara e in quelli della vita privata. Si potrà ammirare anche la Ferrari 312 T4, proveniente dalle Cantine Giacobazzi, storico sponsor personale di Gilles fin dai primi tempi in cui correva per la Scuderia di Maranello. La stessa con cui ingaggiò la lotta fatta di sorpassi, toccate, ruotate con la Renault di René Arnoux sul circuito di Digione, un duello che entrò di diritto tra i più emozionanti della storia della Formula Uno. La Ferrari 312 T4 condusse la casa di Maranello a conquistare nel 1979 la coppa costruttori e il campionato del mondo piloti con il sudafricano Jody Scheckter e permise a Gilles Villeneuve di vincere tre gran premi in quell'anno, sul circuito di Kyalami in Sudafrica e in quelli statunitensi di Long Beach e Watkins Glen. La rassegna è arricchita da alcune immagini provenienti dal Museo Villeneuve di Berthierville in Canada, da un video realizzato per l'occasione con una testimonianza di Mauro Forghieri, storico ingegnere motorista della Ferrari, oltre che da una sezione con altri oggetti e memorabilia legati al mito di Villeneuve.
Alle immagini fanno da contrappunto i testi di Terruzzi che raccontano la vita di Gilles. Dal 1950, anno della sua nascita alla sua giovinezza con le scorribande notturne alla guida delle auto del padre, le prime gare di accelerazione e le sfide in motoslitta. Dal 1973 anno del suo debutto con le monoposto nella Formula Ford, la Formula Atlantic, la Formula 2 fino all'esordio in Formula 1 con una McLaren, nel Gran Premio di Gran Bretagna. Poi il 1977 l'anno quando il 29 agosto, a Maranello, Villeneuve incontra per la prima volta Enzo Ferrari. La trattativa è breve: Gilles debutta sulla rossa, il 9 ottobre, in Canada. La mostra raccoglie i momenti di una carriera folgorante: dai primi, clamorosi incidenti che portarono al soprannome «Aviatore» alla prima vittoria sul circuito di casa nel 1978. Si racconta la sua vita in pista e la nascita del suo mito. «Faceva tutto a 300 all'ora - ebbe modo di ricordare Patrick Tambay, che rilevò il suo sedile dopo la sua morte - Sciare, guidare il motoscafo o giocare a backgammon...».
La mostra prosegue con la ricostruzione del suo annus horribilis, il 1982, con lo schiaffo morale ricevuto dal compagno di squadra Didier Pironi che, contravvenendo agli ordini di scuderia, lo superò all'ultimo giro del Gran Premio di Imola, sino al tragico e ultimo volo a Zolder e si chiude idealmente con la sala dedicata al figlio Jacques, che ha portato a termine una sorta di missione di famiglia, conquistando uno storico tris di vittorie: il campionato Kart americano, la 500 miglia di Indianapolis e, finalmente, il campionato del mondo di Formula 1, nel 1997.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.