Giornalismo sociale: «Premio Montale» ai cronisti del Bullone

L'esperienza della testata che coinvolge e lancia giovani affetti da gravi patologie

Si chiamano B.livers i 150 ragazzi malati che partecipano alle varie iniziative della Fondazione Near Onlus. Sono affetti da tumori, Aids, anoressia, ma non devono necessariamente stare solo in ospedale. Dimostrano di credere ancora in un futuro (da cui il loro nominativo) e la B. che li riunisce è quella de Il Bullone, la testata fondata per loro da Bill Niada, milanese, classe 1958, imprenditore.

Mercoledì 1 giugno, dalle 17.30 alla Biblioteca Sormani verrà assegnato al Bullone il Premio Montale Fuori di Casa per la sezione Milano e il Senso Civico (https://affluences.com/bi). Perché «questo giornale è una vera voce fuori dal coro -dicono dal Premio-, fa brillare gli occhi e spalanca le orecchie in un incontro generazionale dove la saggezza si sposa con la speranza in un mondo migliore».

E venerdì scorso all'Ordine di giornalisti di Milano, in via Antonio da Recanate 1, Riccardo Sorrentino, dal 1992 redattore al Sole 24 ore e oggi anche presidente dell'Odg, ha consegnato 42 tesserini di giornalista pubblicista «Sociale ad honorem» a 40 ragazzi B.livers e collaboratori de il Bullone. I due tesserini apparentemente in più sono per due giovani deceduti, li ritireranno i rispettivi genitori. Già l'anno scorso altri 40 giovani giornalisti del Bullone avevano ricevuto lo stesso tesserino. Sì, perché la testata, stampata anche su carta e riconosciuta dall'Odg, nasce in seno alla Fondazione Near, 2012, realtà con un duplice obbiettivo: da un lato sviluppare progetti sociali rivolti a giovani e adolescenti in difficoltà, in particolare nel campo della salute. Dall'altro costruire un ponte virtuoso tra il mondo Profit e le realtà Non profit, lavorando con aziende, università, scuole ed associazioni attraverso iniziative legate al mondo dell'imprenditoria sociale. Insomma un tipo di giornalismo che convince per la sua massima attenzione ai contenuti sensibili che decide di trattare. «Il giornalista sociale è una figura che ancora non c'è» dice Giancarlo Perego, per 37 anni capocronista del Corriere della Sera e direttore de Il Bullone dal 2016, anno della sua nascita. «Si tratta di un giornalismo che non cerca lo scandalo, l'esclusiva, a costo di danneggiare i singoli, o- continua il direttore- che analizza morbosamente i fatti tragici raccontandoli nel modo più disperato e impressionante».

Infatti gli articoli de il Bullone approfondiscono tematiche umane, climatiche e sociali di grande attualità in modo rispettoso e consapevole: «vogliamo, ad esempio, normalizzare la malattia -continua Perego-, creare conoscenza,

consapevolezza, non gossip sul malessere, E portare anche la politica a parlare di quante persone vivono una situazione di disagio: il mio sogno sarebbe fare una manifestazione in piazza a Milano con malati, medici e infermieri».

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