Una studentessa di 20 anni violentata a Milano, in zona «Bocconi», da un uomo - un immigrato irregolare - che abitava con altri stranieri in una soffitta del quartiere Stadera.
Dopo le molestie collettive in Duomo, le aggressioni ai vigili, la recrudescenza della criminalità di strada, con rapine, aggressioni e bande di violenti, ecco un altro brusco risveglio nella realtà della Milano post-Covid, a pochi giorni di distanza dalla notizia della violenza di Porta Romana. Una settimana fa si è saputo della rapina seguita da abusi sessuali ai danni di un minorenne nella fermata di una stazione del metrò in centro. Ieri è stato reso noto il fermo eseguito il 19 marzo, di un marocchino di 29 anni, con precedenti e con vari alias, ritenuto responsabile della violenza commessa nella tarda notte del 5 febbraio, quando la ragazza è stata avvicinata con una scusa in viale Bligny e indotta a seguirlo in un vicolo vicino, dove è stata aggredita, finché l'arrivo e l'intervento di una coppia, che ha visto la scena, non ha interrotto lo stupro mettendo in fuga l'uomo, che prima è stato individuato in via Gola, poi trovato in una soffitta in via Savoia, allo Stadera, per essere infine riconosciuto sia dalla ragazza sia dalla coppia intervenuta in sua difesa. I medici della Mangiagalli che l'hanno visitata e alcune telecamere della zona hanno poi accertato la versione della vittima.
Colpisce che i fatti siano avvenuti proprio nei luoghi - via Rontgen - in cui l'Università ha dovuto organizzare un servizio serale di «scorta» a piedi - ogni mezz'ora dalla sede dell'ateneo alle residenze - per prevenire aggressioni, molestie pestaggi e inseguimenti a scopo di rapina, allo scopo di proteggere studenti e studentesse che dovevano attraversare il parco Ravizza di notte.
L'insicurezza a Milano dunque non era - e non è - un'ossessione del centrodestra o dei giornali. È un fatto. Altro fatto è che i detenuti stranieri in Lombardia sono, in proporzione, quasi il doppio degli italiani. E un terzo fatto è che Milano fa registrare un altissimo tasso di incidenza di stranieri denunciati: sono il 57% (seconda solo a Prato che ha il 63%).
Che fenomeni migratori abnormi, incontrollati e non governati avrebbero rappresentato un problema lo dicevano in tanti, qualcuno anche a sinistra. Un liberale (e riformista) come Stefano Parisi aveva messo in guardia anche durante la campagna elettorale del 2016, avvalorando in qualche modo le posizioni - allora molto colorite - della Lega: «Dice che vuole cittadini stranieri che lavorano, pagano le tasse e rispettano le nostre regole. È esattamente quello che penso io».
La Lega è stata dipinta come un partito xenofobo, un po' come tutto il centrodestra. Ma quella accusa ingiustificata era un alibi per non fare nulla. E infatti, se oggi si guarda alla mobilitazione dei sindaci leghisti e di centrodestra a favore dei profughi ucraini, e se si leggono le parole di un «duro» come l'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato, si ha la conferma che quando si tratta di rifugiati «veri», non ci sono remore e non ci sono distinguo.
«In questi giorni - attesta De Corato - stiamo assistendo ad una vera e propria gara di solidarietà, che vede una commuovente mobilitazione di tutte le regioni per cercare di accogliere al meglio i tanti profughi ucraini che sono costretti a lasciare il loro paese a causa della guerra e dei pesanti bombardamenti delle loro città. Una dimostrazione concreta di quanto siamo tutti, di qualsiasi schieramento politico, disposti a metterci in gioco e a darci da fare quando si tratta di aiutare chi ha veramente bisogno di protezione umanitaria».
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