In gita nelle terre di Dante per sorseggiare l'Amarone

Le Possessioni dei conti Serego Alighieri discendono da Pietro, figlio del sommo poeta e di Gemma Donati

In gita nelle terre di Dante per sorseggiare l'Amarone

Mister Amarone, come lo chiamano gli americani, è una forza della natura. Sandro Boscaini dice di sé, nel libro scritto da Kate Singleton: «Sono nato in Valpolicella classica. Per chi nasce qui l'Amarone rappresenta un piccolo universo, più di una tecnica, più di un vino, è una filosofia, un'arte, e anche oltre: un convivente importante». Conviviamo anche noi Viaggiatori Golosi, in queste giornate di inverno, con una guida particolare, l'uomo che ha trasformato l'Amarone da vino difficile in uno dei prodotti italiani più amati all'estero: tra i Masi, il pluripremiato Costasera e il Vaio Armaron Serego Alighieri 2008, entrato nel 2015, nella Top 10 di Wine Spectator. L'azienda, il cui nome deriva dal «Vaio dei Masi», piccola valle acquistata alla fine del XVIII secolo dai Boscaini, appartiene da sette generazioni alla famiglia. Dal 1978 Sandro la guida con passione e anche tecnica, che si sintetizza nell'«AppaXXImento» (marchio brevettato) delle uve. Dopo una visita alla grande cantina che percorre sotterranea tutta la tenuta principale, attraversiamo le grandi stanze dove, nell'aria e nel silenzio, le uve riposano su graticci di bambù, nei mesi invernali, prima della vinificazione. Una tecnica antichissima, impiegata negli ultimi 50 anni dal Gruppo Tecnico Masi per creare vini moderni da uve appassite. La Valpolicella è ricca di storie. Le Possessioni dei Conti Serego Alighieri discendono direttamente da Pietro, figlio di Dante e di Gemma Donati, che le acquistò nel 1353. Fu magistrato, critico letterario e produttore di vino. I vigneti circondano la tenuta, un esempio di come si sviluppavano gli antichi borghi. Al suo interno, una foresteria con otto appartamenti, una scuola di cucina, un bellissimo giardino e un'area per eventi. Dalle tenute che furono dell'Alighieri scorgiamo, lassù, sopra un cocuzzolo di calcare e marmo rosso, San Giorgio «Ingannapoltron». Sembra vicino, ma si raggiunge solo dopo un cammino lungo e faticoso che inganna i poltroni, appunto. «Ganne», però, è anche un nome pre-romano che significherebbe «mucchio di pietre». Estrazione e lavorazione di marmo pregiato qui hanno solide radici.

Nella piazzetta del borgo, la Pieve di San Giorgio (712 d.C.), edificata sulle rovine di un tempio pagano degli Arusnati, antichi abitanti del territorio, mantiene ancora oggi il fascino austero dell'arte romanica, mostrando con orgoglio i suoi massi di pietra calcarea. Accanto alla Pieve, il Museo Antiquarium custodisce, tra gli altri reperti, alcune ammoniti giurassiche e dieci stele romane con iscrizioni.

Poltroni ingannati o viaggiatori consapevoli, la gola vale per tutti. Due scelte per saziarla. Il ristorante La Divina, con la sua bella terrazza offre una cucina di pesce (crudo di scampi, gamberi e ostriche), ma anche piatti carnivori (filetto di maialino all'Amarone). Anche la trattoria Dalla Rosa Alda possiede un dehors delizioso, 10 camere e solidi sapori del territorio: petto d'oca affumicato con crostini, «paparele in brodo» con fegatini di pollo, bigoli con le «sardele», pastissada de caval con polenta. A Marano sorge il santuario Santa Maria Valverde. Dal sagrato della chiesa, costruita a 600 metri sopra un antico tempio dedicato alla dea Minevra, si gode un panorama unico: dalla catena del Baldo fino al Garda.

Prima della chiusura in gloria della Wine Experience (a proposito, possiamo trovare un Masi Wine Bar a Zurigo e da poco anche uno a Cortina) deviazione a Villa Cordevigo, antica dimora patrizia, risalente al XVI secolo, ora wine relais con il ristorante Oseleta dove officia Giuseppe D'Acquino cuoco campano di esperienza e visione: salmerino alpino, fave, crescione di fiume, mela verde e bergamotto; plin di coppa senese, concentrato di peperone, tartufo. Per una cucina più tradizionale c'è il bistrot.

Un risotto all'Amarone Costasera e Monte Veronese di rara intensità è il premio finale alla Tenuta Canova, dove il museo multimediale illustra la strada del vino, dalla terra alla tavola che dividiamo con Sandro Boscaini e i

suoi racconti. Qualche cicchetto, taglieri di salumi e formaggi, un assaggio (insomma) di tortelli ai finferli, porcini e caciottina di malga, il risotto promesso. E un altro grande weekend del Viaggiatore Goloso è andato.

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