"Gogna" per la presidente Baffi

La Lega accusa, Rozza chiarisce. E i 5 Stelle non lasciano

"Gogna" per la presidente Baffi

In un brutto clima, la commissione regionale d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid in Lombardia è pronta a partire.
La presidente Patrizia Baffi (Italia Viva) che ha la colpa di non essere (più) un'esponente del Pd, è stata oggetto di attacchi e pressioni di vario genere, non solo in rete. Ha subito anche insulti. Una vera e propria gogna personale e mediatica per una donna eletta nelle istituzioni che intende portare avanti il suo mandato nelle forme che ritiene giuste e coerenti.

Anche dentro il Consiglio regionale però, il clima è piuttosto pesante. Il vice capogruppo leghista Andrea Monti ha chiamato in causa la pd Carmela Rozza: «Sono intervenuto durante la seduta ha detto per denunciare l'affermazione volgare e sessista del consigliere Rozza, che ha definito amica privata' il consigliere Baffi». Rozza esclude decisamente allusioni ineleganti. «Ho già spiegato in aula il senso di quella frase - spiega - e ho chiarito alla Baffi che non c'era niente di personale e che mi scusavo nel caso in cui l'avesse intesa diversamente. Il senso è opposizione amica privata, perché questo è avvenuto politicamente».

Monti parla di un «clima infame» contro il consigliere Baffi, «al limite del linciaggio e che ha portato addirittura a messaggi di minacce, nel caso non dovesse dimettersi». Qualcuno, però, ha anche notato che i vertici del partito di Baffi, Italia Viva, non hanno fatto grandi sforzi per mostrarle solidarietà, anche se da Roma si sono subito placati gli inviti a lasciare il posto, che non è certo di «potere».

Giovedì l'ufficio di presidenza si è riunito per stendere un primo programma di lavoro, che lunedì sarà sottoposto ai commissari. Previste audizioni di esperti e acquisizioni di dati documentali e scientifici. La presidente ha riproposto un appello alla concordia. E lo ha fatto considerata la scelta del Pd, che ha deciso di lasciare la commissione dopo la bocciatura del suo candidato presidente Jacopo Scandella. In realtà la bocciatura è maturata proprio per due grossi errori commessi dallo stesso Pd, che prima ha presentato una maldestra e precoce mozione di sfiducia verso l'assessore al Welfare Giulio Gallera, e poi ha lasciato che dalle minoranze fossero proposte tre candidature diverse alla presidenza, facendo sì che i voti della maggioranza - comunque necessari - si rivolgessero verso un candidato (Baffi) che pur essendo della opposizione aveva mostrato equilibrio e sensibilità garantista.

Il regolamento lombardo, peraltro è molto favorevole alle minoranze: non tutte le Regioni prevedono commissioni su richiesta e presidenze «riservate, e altri governatori peraltro non le hanno accettate. Singolare la posizione dei 5 Stelle, che so confluiti sul candidato del Pd (senza sostenere uno dei propri) ma non si sono dimessi.

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