Grassi, più intellettuale che impresario

Il volume curato da Francione ripercorre le sfide del fondatore del Piccolo

Andrea Bisicchia

Le mostre finiscono, i libri restano. In occasione della mostra, dedicata a Paolo Grassi a Palazzo Reale, l'Editore Skira ha pubblicato un volume, curato da Fabio Francione, che ripercorre, criticamente, la storia del fondatore del Piccolo teatro insieme a Giorgio Strehler: Debbo dire che, da quando è nata la Fondazione, voluta dalla figlia Francesca, la figura di Grassi la si è studiata in tutti i suoi particolari, grazie a una serie di pubblicazioni che, indirettamente, sono da considerare un materiale utile per tracciare un cinquantennio di storia del teatro italiano. Su Grassi aveva curato, nel 1977, un volume Emilio Pozzi, pubblicato da Ugo Mursia, in un momento particolare che coincideva con la «Crisi della Scala». A dire il vero, dentro c'era un po' di tutto, dato che Pozzi l'aveva scritto tra una intervista e l'altra, tralasciando le ricerche d'archivio. Dopo era calato il silenzio. Con la nascita della Fondazione, sono stati pubblicati una serie di testi che fanno piena luce sul difficile personaggio; tra questi, ritengo fondamentale quello che raccoglie gli Atti del Convegno avvenuto nel 1948 su «La nascita del teatro contemporaneo in Italia», che considero lo studio più avvincente dopo il Convegno Volta (1934) voluto da Mussolini e coordinato da Luigi Pirandello. Ritengo altrettanto fondamentali gli articoli e le recensioni scritti per L'Avanti, dal 1945 al 1980, raccolti nel volume, sempre edito da Skira, che aveva già pubblicato un Epistolario. Il volume Paolo Grassi, senza un pazzo come me, immodestamente un poeta dell'organizzazione è diviso in sei capitoli, tutti corredati da apparati iconografici di facile lettura che si intrecciano con la biografia di Grassi,ed è arricchito da una serie di brevi saggi che mettono in luce il periodo che lo ha visto Direttore del Piccolo, Sovrintendente alla Scala, Presidente della Rai, Direttore editoriale. Personaggio complesso, quindi, che non si poteva, certo, liquidare con la formula «Impresario o Organizzatore teatrale». Grassi era un intellettuale, come lo erano Sartre, Camus, Brecht, un uomo di battaglie culturali che, prima di impegnarsi in qualcosa, riteneva necessaria la competenza. Così, prima di diventare Direttore del teatro più importante d'Italia, ha vissuto un periodo, durante il quale, il teatro era diventato una specie di primo amore, trasformatosi in una passione viscerale, da coltivare con cura, senza tradimenti e senza essere tradito. Vi si era accostato come critico, come regista e poi come organizzatore. Sono gli anni che vanno dal 1940 al 1947, quelli che lo videro coinvolto nel Gruppo Corrente che raggruppava gli intellettuali più importanti del tempo, tra pittori, scenografi, attori, autori. In questo periodo, mise in scena testi di Leopardi, Synge, O'Neill, Rebora, Pirandello, Ioppolo, avvalendosi di attori come Franco Parenti e Mario Feliciani. Insieme a lui, c'erano Strehler, Jacobbi, Ronchi. Grassi riteneva importanti i testi, anche se convinto della necessità della regia critica.

Agli anni dell'apprendistato, hanno dedicato due capitoli sia Fabio Francione che Deianira Amico, mentre il periodo che va dalla nascita del Piccolo fino all'allontanamento momentaneo di Strehler, è oggetto

di un breve studio di Antonietta Magli, nel quale evidenzia le scelte di Grassi, ritenendo sempre fondamentale l'apporto registico, dato che egli era solito dire: «Il teatro d'Arte era essenzialmente il teatro di regia».

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