I 220 anni dell'Accademia Dove il teatro si fa scuola

Una biblioteca con 10mila titoli dal '500 all'800 Sul palcoscenico la Duse, D'Annunzio e Strehler

Marta Calcagno Baldini

Forse Giorgio Strehler, quando nel 1947 fondò con Paolo Grassi e Nina Vinchi il Piccolo Teatro a Milano, il «teatro d'arte per tutti», s'ispirò, nel concetto di apertura e accessibilità a un ampio pubblico e indipendenza delle idee sostenute, all'Accademia dei Filodrammatici, che del resto anche lui frequentò come allievo. «L'Accademia è sempre stata libera e gratuita, bastava avere talento per entrare. È nata come ed è rimasta una struttura indipendente, privata e senza nessuno a cui dover rendere conto», spiega Antonia Chiodi, la signora appassionata, schietta e preparata che dirige l'Accademia dei Filodrammatici, la scuola e il palcoscenico che celebrano quest'anno più di due secoli di vita e i 220 anni d'età: «Non siamo sostenuti e non abbiamo santi in Paradiso, ma andiamo avanti».

Da Vittorio Alfieri, fino ad Eleonora Duse e Gabriele D'Annunzio, sono tanti gli attori che sono passati dal palcoscenico o dalla scuola del Filodrammatici, la cui storia ha inizio nel 1796. Il 14 maggio di quel corso Napoleone entrò in Milano a capo dell'esercito francese, accolto come un liberatore dal giogo austriaco. Gli ideali della Rivoluzione infiammano di entusiasmo gli animi. Già il 28 giugno dello stesso anno un gruppo di giovani chiede uno spazio per fare spettacolo. Lo vorrebbero chiamare «Teatro Patriottico», e i firmatari dell'appello sono cittadini, attori per diletto ma non di professione, «mossi dall'amore per la democrazia»: persone come Giuseppe Bernardoni, libraio-editore, e Giusti, un ingegnere, decidono di unirsi per fondare una compagnia e «correggere le anime che non sono ancor abbastanza patriottiche». Ottengono un teatro attrezzato, quale il Collegio dei Nobili Padri Bernabiti, noto come Collegio Longoni, in Porta Nuova. Così inizia la storia dei Filo-drammatici, amici del teatro.

Nel luglio sempre del 1796 ecco la prima recita della neonata compagnia, Guglielmo Tell: biglietti ad offerta libera, affinché chiunque potesse accedere, secondo il principio educativo e filantropico che aveva animato la nascita del teatro. Principio che nel 1805 porta il Teatro Patriottico a cambiare nome in Accademia dei Filodrammatici, sottolineando così soprattutto la spinta che univa dei dilettanti nell'arte della rappresentazione: la diffusione dei valori attraverso il teatro. Già nel 1799 lo stabile aveva cambiato sede, entrando in quella attuale in centro (l'ex chiesa di San Damiano alla Scala, già convento benedettino trasformato in teatro grazie alla vendita delle campane, a una colletta e a un sussidio del governo), e inizia ad essere sempre più importante l'idea di costruire un'Accademia per la formazione degli attori, che entravano al Filodrammatici come dilettanti: «Nasce in questo teatro la figura dell'attore civile continua la Chiodi -, cioè che ha un compito verso la società».

L'indipendenza e il teatro come impegno, come strumento di diffusione di concetti importanti per tutti. Supportati anche dai numerosi volumi contenuti nella biblioteca dell'Accademia dei Filodrammatici, un ambiente accogliente a due passi dal Teatro alla Scala. Contiene libri dal 1500 al 1800, per circa 10mila titoli a tema unicamente teatrale. Alcune opere sono reperibili soltanto qui: «Ci sono professori, studenti e studiosi che vengono apposta a consultarle» racconta la Chiodi. Tra busti della Duse, quadri di Garibaldi, e volumi preziosi di drammaturgie e in generale di argomento teatrale, si percepisce di essere in un luogo che ha contribuito alla storia del teatro e alla definizione del carattere puntuale e innovativo che spesso contraddistingue Milano. «Si tratta di un teatro, a cui anche la Biblioteca è legata, impregnato di storia milanese - continua infatti la Chiodi - Eppure non tutti in città lo sanno, forse perché noi stessi siamo più impegnati a creare che a raccontarci». Le produzioni di un teatro come il Filodrammatici nei secoli hanno sempre avuto e mantengono un fondo storico d'impegno educativo. Gli ideali che anche nell'anno accademico 2016/17 l'Accademia vuole trasmettere agli studenti sono quelli di sempre: «Massimo dell'apertura mentale, e acquisizione degli strumenti del mestiere»: 16 docenti per quasi altrettante discipline, dai tre di recitazione (Bruno Fornasari, Karina Arutyunyan e Tommaso Amadio), a danza contemporanea (Franco Reffo), canto (Liliana Olivieri), cultura teatrale (Franco Sangermano). «Ogni anno un regista esterno viene chiamato a mettere in scena con gli allievi lo spettacolo che apre la stagione successiva. Nel 2016-17 c'è Francesco Frongia, e sono stati qui Marco Balliani, Carmelo Rifici e altri».

Il Filodrammatici è anche tra le scuole fondatrici del gruppo «L'Ecole des Ecole», che riunisce le accademie europee che vogliono farne parte: si propongono due seminari l'anno per confrontarsi sul teatro e il suo insegnamento. Info: www.teatrofilodrammatici.eu, biglietteria@teatrofilodrammatici.eu, 02-36727550, via dei Filodrammatici 1; www.ecoledesecoles.eu.

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