Tracciamento delle persone con la febbre, fatto in particolare nei luoghi di lavoro. È uno dei tasselli sanitari della Fase 2 annunciato dall'assessore al Welfare Giulio Gallera. «Il datore di lavoro - ha spiegato a Mattino 5 - dovrà mandare a casa e segnalare al medico di medicina generale e alle Ats chi ha uno stato febbrile pari o superiore a 37.5 e che per questo è stato messo in isolamento, come parenti e familiari».
Il passaggio successivo sarà il tampone. «Poi - continua Gallera - sarà effettuato il test del tampone a chi ha più di 37.5 di febbre». Anche i familiari che risulteranno positivi saranno messi in quarantena. «La tempestività dei test su questi soggetti è fondamentale». I tamponi verranno fatti dalle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e con i drive-in. Il nuovo piano di tracciamento e sorveglianza sanitaria sarà contenuto in una delibera che andrà in giunta domani e verrà attivato già da questa settimana. «Sarà il nostro grande barometro», permetterà di capire «quante persone avranno 37.5 di febbre e verranno messe in isolamento. Analizzeremo tutte le persone che vengono messe temporaneamente in isolamento perché hanno un'alterazione febbrile». In vista delle eventuali riaperture del 18 maggio, un altro «campanello d'allarme» saranno i dati di «positivi, ricoverati, terapie intensive. Nonché l'andamento dei pronto soccorso». Questi sono «giorni delicati», quindi «è chiaro che siamo vigili». A dieci giorni dall'avvio della Fase 2 vedremo «gli effetti di una eventuale crescita del contagio». Da qui si valuteranno aperture o chiusure di attività nella «Fase 3». In questo momento invece, precisa l'assessore, «stiamo ancora molto tamponando gli operatori sanitari, il personale delle Rsa, gli ospiti delle Rsa, quindi la fotografia può non darci l'elemento della quotidianità». Gallera ha inoltre risposto in Consiglio regionale a un'interrogazione di +Europa sull'ospedale in Fiera: resta «un elemento centrale nella strategia lombarda e in quella italiana» e sarà «un punto di riferimento strategico per i prossimi mesi della Fase 2». Il futuro del contagio è un'incognita: «Dobbiamo preparaci a gestire al meglio quello che potrebbe succedere». Anche perché, conclude il titolare del Welfare, se Milano avesse vissuto la tragedia di Bergamo e Brescia, «l'ospedale della Fiera probabilmente non sarebbe stato sufficiente a ricoverare tutti i pazienti».
Intanto i numeri di ieri rivelano che in regione ci sono stati 577 nuovi contagi da Coronavirus. I morti sono stati 63 (entrambi i dati sono in linea con quelli del giorno prima). Dall'inizio dell'epidemia in Lombardia si contano 78.105 contagi e 14.294 morti. I tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono stati 7.978 (in totale 418.835). Per quanto riguarda i casi registrati nella Città metropolitana, ieri sono stati 186 e a Milano città 48.
Due giorni fa in provincia erano stati 118 e in città 41. Tra le altre province lombarde, quelle di Bergamo e Brescia hanno avuto un incremento di contagi nelle ultime ore. Rispettivamente più 85 (59 il dato precedente) e più 94 (29 domenica).
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