Tra tutti i tradimenti è forse il più comprensibile, perché Pietro Ichino arriva dalle liste del Pd e si è separato dai compagni solo all'ultimo momento, per candidarsi come numero due al Senato nella lista Monti. Ma la dichiarazione di voto del professore in favore di Umberto Ambrosoli rimane una pagnalata al cuore della candidatura di Gabriele Albertini, rimasto sempre più solo. Molti i montiani che hanno rivelato senza troppi imbarazzi che il loro cuore batte a sinistra e che alle Regionali voteranno il candidato uscito dalle primarie. E lo stesso Ambrosoli è andato a caccia nei pascoli avversari, invitando al «voto disgiunto».
Ichino ha aspettato fino all'ultimo per dire che voterà Ambrosoli. E adesso che mancano solo pochi giorni al voto di domenica e lunedì, l'effetto abbandono è ancora più forte. «Nell'autunno scorso mi sono convintamente impegnato a sostegno della formazione della sua lista civica e della sua candidatura» scrive Ichino sul suo blog. Dichiara impietoso: «È così: tra coloro che hanno scelto da tempo di votare per Ambrosoli, in questo ultimo mese, molti nelle elezioni politiche nazionali voteranno per Monti». Ed ecco l'addio nel dettaglio: «Tra gli elettori che domenica prossima compiranno questa stessa scelta ci sono anch'io: è una scelta che nel mio caso nasce dall'antica amicizia che mi lega alla famiglia Ambrosoli e a Umberto, cementata dal dolore per l'assassinio di suo padre; dalla mia amicizia e stima per Umberto è nato anche, nell'autunno scorso, il mio impegno pubblico» per lui.
Albertini minimizza. «La scelta di Ichino mi pare la più coerente rispetto alla sua storia personale. Cosa si poteva chiedere a chi ha scritto il programma economico per Renzi e che aveva sostenuto Ambrosoli alle primarie?. Da un uomo con la sua storia lo posso capire».
Ichino non è l'unico, ma solo l'ultimo di una serie, inaugurata dalla capolista montiana alla Camera, la presidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni. «Degli altri salottari in lista Monti - dice l'ex sindaco - non mi preoccupo, non avranno il seguito neppure dei rispettivi familiari».
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