«A Bergamo andiamo bene sul fronte dell'immunità a Sars-Cov-2, in Lombardia anche. Adesso il problema può essere al contrario in Campania, in Calabria, nelle Isole. Il rischio è che possa succedere lì quello che è successo qui, ma non con la stessa gravità. Ci vorranno però un paio di mesi perché arrivino loro al punto dove siamo noi adesso». Il virus c'è, continua ad esserci ma la Lombardia sembra riuscire a tener sotto controllo focolai e contagi. Così spiega Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, a margine del convegno «Covid-19, il virus ignorante», organizzato dalla Fondazione The Bridge in collaborazione con Regione Lombardia. «Noi - annuncia - stiamo uscendo con un lavoro scientifico che valuta l'immunità di 500 persone fra ricercatori del Mario Negri Bergamo, di Brembo e un altro gruppo. In generale qualcuno ha detto in quest'area si potrebbe arrivare al 60%. Io credo che ci sono aree di Bergamo dove si raggiunge un 40% di immunità, in termini di anticorpi».
Intanto i dati continuano ad oscillare. Nelle ultime 24 ore sono stati 203 i positivi in Lombardia di cui 19 debolmente positivi e uno in seguito a test sierologico, per una percentuale tra tamponi e positivi pari all'1,4 per cento (due giorni fa era l'1,5%). Un lieve aumento che però si affianca ad un maggior numero di tamponi processati che sono stati 13.791 in netto rialzo rispetto a due giorni fa quando erano stati solo 7.933. Le persone decedute sono state 3 ma aumentano sia i ricoverati in terapia intensiva(+2, per un totale di 33), sia quelli negli altri reparti Covid (+9, per un totale di 315). I guariti e i dimessi sono in tutto 80.476 e rispetto a ieri 435 in più. «Dicono che il virus non è mutato ma in realtà è mutato tantissime volte- continua il direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs- Si dice così nel senso che non è mutato in senso favorevole a noi. Ma questo è un virus che muta. Certo è che non si ritornerà più ai tempi dell'emergenza più dura. Nel mondo i casi confermati con anticorpi stanno riducendosi e questo dà l'idea di un'epidemia che a un certo punto si fermerà. Ci vorrà del tempo, può darsi anche uno o due anni, ma sarà una cosa sempre meno drammatica». «Quanto alla Lombardia non arriviamo mi pare al 20% di anticorpi, però c'è l'immunità delle cellule T che si calcola sia il doppio degli anticorpi, quindi se è il 20% quella degli anticorpi arriviamo al 60%- conclude Remuzzi- Qualcuno ha detto che basta il 20% perché il virus faccia fatica a circolare. Non si parla di immunità di gregge, però bisogna tener conto che non ci sono solo gli anticorpi, c'è l'immunità conferita dalle cellule e dagli anticorpi. Mettendo insieme tutto è possibile che si arrivi a una protezione maggiore. Il vaccino anti-coronavirus all'inizio sarà per pochissimi. Invece abbiamo dei vaccini che funzionano e lo sappiamo già: quello per l'influenza, per il pneumococco, per la turbercolosi e anche i vaccini dei bambini proteggono contro questo virus».
«Una giornata di studio che ha affrontato il dramma vissuto in Lombardia ricostruendo comportamenti e scelto- ha spiegato il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana- Siamo stati la prima regione ad essere aggredita dal virus con una violenza paragonabile a poche altre parti del mondo e ci siamo trovati a fare i conti con qualcosa che ancora oggi conosciamo poco.
Ma con la polemica non si va da nessuna parte e solo con un confronto scientifico valido possiamo cercare di trovare delle soluzioni. I medici hanno detto che dobbiamo insistere sull'associazione dei medici di base: ne terremo conto...»
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