Luci e lampade Uva, rifornimento idrico, fertilizzanti e stufette per modulare la temperatura dell'atmosfera. Le piantine di marijuana dovevano crescere rigogliose, alte e belle nella tranquillità della camera da letto. Non importa se la casa era dimessa e poco accogliente e il clima (non quello atmosferico) sempre sopra le righe. A spingere i carabinieri del Nucleo radiomobile, comandati dal maggiore Carmine Elefante, a controllare l'appartamento del grande stabile «vecchia Milano» rimesso a nuovo da qualche anno all'angolo tra piazzale Dateo e via dei Mille - davanti all'ingresso del passante ferroviario (zona Monforte) - è stata proprio una lite animata tra madre e figlio. Quelle discussioni per cui i vicini, allarmati, chiamano il 112 affinché qualcuno verifichi che i residenti non si stiano ammazzando, insomma.
Così i militari dell'Arma, piombati in casa della signora, non solo hanno trovato la genitrice e il figlio sedicenne che litigavano animatamente per ragioni economiche (lui voleva dei soldi e lei aveva risposto picche). Hanno scoperto infatti anche che la padrona di casa non era esattamente una lady, bensì una 51enne con precedenti penali per stupefacenti e reati contro il patrimonio. Una donna sanissima. Che però non lavora e mai risulta aver lavorato in vita sua (non ci ha nemmeno provato) ma che, guarda un po', percepisce il reddito di cittadinanza. E intanto, imperterrita, coltiva piantine di marijuana e spaccia. Di recente, inoltre, era stata denunciata per furto, segno che di cambiare vita proprio non c'era nemmeno la più lontana intenzione.
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carabinieri all'ispettorato del lavoro la donna ora, come previsto dalla legge per aver percepito il contributo statale (ora revocatole) in maniera illecita, dovrà restituire allo Stato quanto le è stato dato ingiustamente.
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