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Inchiesta sulla malasanità Al pronto soccorso è falsa un'emergenza su quattro

Per abbattere le code di oltre sei ore, i medici della Cisl propongono strutture parallele per i casi meno gravi

Inchiesta sulla malasanità Al pronto soccorso è falsa un'emergenza su quattro

Un'emergenza su quattro al pronto soccorso è farlocca. E dilata le attese fino a sei ore. In tanti casi si tratta dei soliti furbetti che tentano di avere le ricette senza pagare. In altri casi si tratta di pazienti che si spaventano anche per un lieve malore e che si fidano solo dei medici dell'ospedale. È quanto emerge da un monitoraggio realizzato negli ospedali di Milano, dell'area metropolitana e nei pronto soccorso di Bergamo, Como e Lecco, dalla Cisl Medici Lombardia. A Milano sono il 15% i codici bianchi ingiustificati. A Como i codici bianchi sono il 10%, con un'attesa di 3-4 ore, il 7% a Lecco, il 9% a Bergamo. «Se il sistema funzionasse - spiega Arturo Bergonzi, segretario generale Cisl Medici Lombardia - i codici bianchi non dovrebbero entrare in pronto soccorso e la loro gestione dovrebbe essere affidata a un servizio parallelo, con un'equipe di guardie mediche, pediatri, medici di base e specialisti ambulatoriali. Oggi, invece, la gestione dei codici bianchi occupa anche 4-5 ore, col risultato di distogliere l'attenzione dei medici da codici più impegnativi».
Da qui la proposta, formulata anche da Basilio Tiso (responsabile del pronto soccorso al Policlinico e segretario Cisl Medici Milano): creare delle strutture di emergenza con e minuscola, parallele. Febbre, disturbi intestinali, punture d'insetto, piccoli traumi, patologie dermatologiche, mal d'orecchio e cistiti in effetti non hanno nulla da spartire con gambe rotte, traumi cranici, emorragie ed emergenze vere. «Possono essere gestite in un ambulatorio - spiegano i medici - come dimostra la sperimentazione a Bergamo del nostro modello organizzativo, che ha ridotto di 2 ore dei tempi d'attesa». Per diminuire gli accessi ingiustificati ai pronto soccorso, secondo la Cisl, bisogna creare delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie, con la collaborazione di medici di medicina generale, pediatri, guardia medica e specialisti ambulatoriali.
«Sono proposte concrete - spiega Basilio Tiso - per far costare meno il sistema, per correggere qualche errore evidente della legge 31, per dare miglior risposta agli anziani ed ai più deboli, per riorganizzare i servizi sanitari in funzione dei lavoratori che devono accompagnare anziani e bambini in orari diversi da quelli lavorativi, per diminuire il peso dei costi politico-buracratici-amministrativi prima di toccare quelli sanitari puri». Non solo. In nome del risparmio e di una nuova organizzazione della sanità lombarda, si propone di ridurre il numero di Asl e aziende ospedaliere e istituire un coordinamento di tutte le attività sanitarie e assistenziali territoriali. Asl e ospedali sono nel mirino anche per un'altra polemica: quella legata alla gestione dei patrimoni.

Secondo una norma della legge sullo sviluppo appena approvata in Consiglio regionale, la Regione potrà creare fondi o società per gestire o dismettere il patrimonio immobiliare regionale. Il Pd accusa il Pirellone di decidere in solitaria su patrimoni «che appartengono non alla Regione ma a tutta la comunità».

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