Vuoi una città smart, ossia facile, alla moda, brillante? E la vuoi anche ecologica, risparmiatrice, aggiornata, moderna? Che sia anche, però, una città adatta a quest'aria di «spending revieuw» che tanto è di moda. Ecco il punto: in un periodo di attenzione all'inquinamento e progettazione, insomma, Milano è a posto?
Le risposte arrivano in questi giorni di numerosi dibattiti allo Smau. Dove è partito anche lo «Smart City Roadshow» che rende, almeno in questi giorni, Milano una città tendente allo smart. Fra i temi anche un confronto «per valorizzare e mettere a fattor comune le esperienze in corso da parte dei comuni italiani, di ogni dimensione, in tema di città intelligenti, comprendere come declinare i progetti su territori diversi e informarsi sui possibili finanziamenti a disposizione per realizzarli» come dichiarano Anci e Smau, organizzatori del Forum.
È di fatto un motore che si accende, sintomo di dinamicità, purché poi qualcuno faccia qualcosa: «Lavoriamo per un pianeta sempre più intelligente ci dice Nicola Palmarini, direttore dello Human Centric Solutions Center Europe IBM -. Domani tutti questi dati che avremo a disposizione e che potremo raccogliere con un semplice sensore se ben utilizzati ci potranno dare una grande mano: diranno ad esempio come prevedere i ritardi dei mezzi. Quando uscire di casa. Che strada fare. Ottimizzeremo il tempo che è poi fra le risorse più preziose. Ma potremo fare moltissime altre cose. Anche utili, magari per la salute o per supportare chi è meno fortunato». «Non ci rendiamo neanche conto quanto questi strumenti predittivi, smart-card e strumenti digitali possano essere utili per ridurre il traffico e l'inquinamento, per fare esempi concreto», puntualizza l'esperto. Che non si definisce un visionario, anzi: «A Bolzano abbiamo realizzato un progetto che teneva monitorati e sotto controllo anziani soli, che rischiavano la vita per mal nutrizione o per mancanza di pronta assistenza. È bastato dotarli di un cellulare. L'esperimento ha funzionato e diventerà prassi».
E con l'energia come la mettiamo? «Per fare una Smart City non bastano i lampioni intelligenti - dice Palmerini -. Ci vuole anche una coscienza ed è soprattutto questa che va creata. Si parte dal presupposto che la tecnologia si debba usare per fare felice la gente e ci vuole una cultura più smart: una rete vera. Cablare, e non per finta, una città tanto per iniziare. Come ha fatto Helsinki. O come ha fatto Venezia che è l'unica italiana che si è mossa bene in questo senso». E la cultura da dove? «Da un punto, da una community, anche solo dalle edicole cittadine per trovare un luogo fisico metropolitano, che possano diventare centro di aggregazione, di informazioni. Per una città che sia la migliore, che ti faccia sempre sentire a casa tua».
Milano Smart City ha deciso di partire dalla piattaforma Smau, dunque, per «dare voce ad esperienze di aziende internazionali attive in progetti innovativi e alle imprese e amministrazioni locali che hanno in corso un progetto virtuoso in Italia». In poche parole: cercasi città intelligente, in un momento storico caratterizzato dal fatto che, per la prima volta, la maggioranza delle persone abita in città. Si parla del 50 per cento della popolazione mondiale: per quanto riguarda l'Italia, invece, il 43 per cento si concentra nei comuni con più di 30mila abitanti (pari il 4 per cento del totale). Ecco dunque i luoghi dell'economia del lavoro, dell'intelligenza, della ricerca, dell'innovazione, della convivenza. I luoghi su cui investire.
Da una recente ricerca di Ambrosetti sulle smart cities risulta però che 4 italiani su 5 ignorano il concetto, in un momento in cui le tecnologie digitali ci potrebbero aiutare ad ottimizzare i consumi, a diffondere energie rinnovabili.
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