«Io, cantastorie lombardo versione sinfonica»

Sabato e domenica l'artista agli Arcimboldi accompagnato da un'orchestra di 40 elementi

Luca TestoniAnche i lombardi nel loro piccolo hanno il loro piccolo, grande affabulatore. Un narratore con la «N» maiuscola cresciuto specchiandosi nel Lago di Como e impostosi all'attenzione come menestrello folk, ma che con il passare degli anni s'è cimentato, tra le altre cose, anche con la scrittura e il cinema.Signore e signori, Davide Van De Sfroos, all'anagrafe Davide Bernasconi, 50 anni, nato sì a Monza ma cresciuto a Mezzegra, nel cuore del Lago di Como. Gli hanno dato del leghista, del «compagno», persino del ciellino, ma lui, da «ribelle costante, uno con dei temporali in tasca», ha sempre preferito stare alla larga dalla politica e dalle bandiere facili. Anche perché a lui piacciono «solo» le persone e le loro storie.Con i suoi brani folk - intensi, acri, spesso satirici e quasi sempre in dialetto «laghée» (e, cioè, del Lago di Como) è riuscito nell'impresa di arrivare da protagonista al Teatro Ariston di Sanremo (sia per il Festival sia per il Club Tenco). Di più, diventare un fenomeno nazionale della canzone d'autore. Che sabato e domenica sera agli Arcimboldi di Milano, esauriti in entrambe le serate, toccherà uno dei suoi apici della carriera. Con uno spettacolo che lui stesso definisce «un esperimento, al limite della stramberia».Sulla scia di «Synfuniia», l'album che raccoglie i suoi successi riarrangiati dal direttore d'orchestra Vito Lo Re con la Bulgarian National Radio Symphony Orchestra, ecco il doppio spettacolo che non t'aspetti: «Un unicum», per dirla con il buon Davide, il primo ad essere «incuriosito ed emozionato da questa rilettura sinfonica del meglio del mio repertorio». Qualcosa che vivo come se fosse una «sorta di universo parallelo rispetto a quello del sottoscritto».«Una premessa è doverosa: a parte questi due concerti, non mi succederà mai più di salire su un palco senza la mia chitarra e accompagnato da una grande orchestra di 40 elementi (l'Orchestra Sinfolario, ndr). Da qui, capite bene, l'unicità dell'evento. Preparatevi ad uno spettacolo tridimensionale, con 20 canzoni come se fossero altrettanti film, accompagnate da una splendida colonna sonora sinfonica e da altrettanto splendide immagini che saranno proiettate per l'occasione. Il mio ruolo? Essere il cantastorie di una splendida favola».E poi... «dopo tutti questi fuochi d'artificio sono pronto ad un ritorno alle origini in piena regola». A «quel folk primordiale che io, ma non rinnego nulla di quanto ho fatto, ho lasciato andare un po' alla deriva per intraprendere svariate sperimentazioni». A riportarlo sulla retta via - si fa per dire - sono stati gli Shiver, una giovanissima band di Lecco e provincia dotata di un arsenale fatto di chitarre, mandolino, banjo, violino, piano, tromba, lap-steel, contrabbasso, cassa, percussioni e cori. «Se farò questo viaggio a ritroso, è merito di questi ragazzi, che quando erano bambini venivano ai miei concerti accompagnati dai loro genitori», confida Van De Sfroos.

Per poi proseguire: «Per farla breve, non si spaventino i miei fan davanti al loro cantastorie con lo smoking e la bacchetta magica degli Arcimboldi. Il 4 febbraio sarò al Teatro San Domenico di Crema con la chitarra a tracolla e di nuovo in viaggio alle radici del folk».

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