"Io, Legnanese, questa volta metto a nudo i miei ricordi"

Il volto storico della compagnia debutta al Manzoni da solista: «Qui racconto un mondo che non c'è più»

"Io, Legnanese, questa volta metto a nudo i miei ricordi"

Sotto la parrucca della Teresa i ricordi hanno sempre increspato il mare della memoria. È per questo che Antonio Provasio, volto storico della mitica compagnia dei Legnanesi, ha deciso un giorno di prendere quelle immagini del passato e trasferirle in parole. Così, con l'aiuto della moglie Mitia Del Brocco, l'attore e regista ha scritto Mi sono rotto... i ricordi, spettacolo in scena al Teatro Manzoni domani in data unica (ore 20.45, ingresso 35-23 euro, info 02.7636.901). Per Antonio Provasio, accomodarsi da assoluto protagonista nel salotto del Teatro Manzoni è una vera e propria prova del nove.

Antonio, sa quanto è difficile non poterla chiamare «Teresa»?

«Lo so, questo non può che farmi piacere. La mia vita artistica è certamente legata ai Legnanesi e ne vado orgoglioso. Le soddisfazioni insieme a loro giungono ogni anno e per questo ringrazio il cielo. Qui però faccio me stesso e racconto al pubblico un mondo che non c'è più».

I ricordi di un uomo sono di materia fragile?

«Il titolo, che penso sia molto bello, mi è venuto per caso. Con mia moglie parlavo del tempo che fu. Io sono molto legato alle mie radici e al passato, lei mi conosce bene. E visto che con lei negli ultimi anni ho scritto anche gli spettacoli dei Legnanesi, la scorsa estate abbiamo deciso di metterci a scrivere».

Di quali ricordi parla?

«Mi riferisco a quelli che mi hanno formato come individuo dalla fine degli anni Sessanta a oggi: i cambiamenti avvenuti nel costume, nella società e soprattutto nella tv. La tv un tempo aveva il potere di unire il popolo italiano. Tutti vedevamo le stesse cose, in origine c'erano solo i primi due canali Rai. Ricordo gli sceneggiati come La Freccia Nera, il terrificante Belfagor o il mitico Carosello».

Il suo però non è un monologo, una storia c'è.

«La scena è il mio camerino, interpreto me stesso mentre mi preparo per uno spettacolo dei Legnanesi, e ho addosso una forte malinconia. Nel prologo debutta come attrice mia moglie Mitia, che naturalmente fa sé stessa e cerca di consolarmi, mentre l'attor giovane Maicol Trotta interpreta mio figlio e altri personaggi. Da questo punto di partenza si scivola nei ricordi».

Ma è vero poi che «si stava meglio quando si stava peggio»?

«Io non ho dubbi. La tecnologia ci ha reso la vita più comoda, ma abbiamo perso tante cose. Siamo sempre piegati sul cellulare, lontani con la mente da chi ci sta accanto. Il mondo si è immolato a velocità e superficialità. I social hanno sostituito la vita vera. Con i Legnanesi abbiamo sempre unito il passato della vita da cortile con l'attualità, non viviamo certo fuori dal mondo, ma i confronti si devono poter fare. Ricostruire i ricordi è importante per noi e per il nostro futuro».

Come hanno preso gli altri membri dei Legnanesi questa sua inedita avventura da solista?

«Molto bene.

Enrico Dalceri, la mitica Mabilia, salirà sul palco nel finale: chi conosce i Legnanesi sa che Enrico, oltre che scenografo e coreografo, è un ottimo cantante. E a suonare con noi ci sarà Luciano Luisi, pianista e produttore, storico collaboratore di Luciano Ligabue».

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